Monday, December 25, 2017

ora e sempre resilienza [post che non so se casualmente vien fuori la notte di natale]

c'è 'sta parola che mi piace assai. resilienza intendo. pare ormai sia diventata financo di moda, quasi da fighetti utilizzarla. nel caso non me ne curo. anche perché - ci sto pensando da un po' - credo possa rappresentarmi un modo di porsi, di essere, di rapportarsi con le cose del mondo. e magari aiutarti a tirar fuori quella specie di solco lungo il viso [cit].

vado a spiegarmi, con alcuni esempi che in apparenza possono sembrare così tanto sparpagliati, e scorrelati.

amazon, come esempio facile e gancio per quello che è lo sfruttamento della gig economy. amazon in principio vendeva libri, ed ha inventato le tab delle pagine del gueb. quelle che hanno dato un nuovo ordine alla navigazione interna agli ipertesti. tanta roba. poi amazon si è rivelato essere il fagocitatore del commercio online in una certa parte di mondo [ricco]. bezos ricco che occorrerebbero generazioni per spendersi il patrimonio. possiamo anche fottercene della ricchezza del suo proprietario, non siamo obbligati a pensare necessario l'esproprio proletario. però. c'è un punto cogente nell'esigenza di fare un click sul carrello del sito ed avere, poche ore o il giorno dopo, quello che si è acquistato. ed è la catena della logistica della consegna. dal punto di vista ingegneristico è roba da ingioiellamento. però tutto tirato allo spasimo, ovvio. sennò il prime non lo puoi garantire. significa tirare il limite, troppo, ad un sacco di gente che ci lavora. poi, chiaro, nelle miniere di carbone in cina, i bambini in quelle di diamanti in sierra leone o di cobalto in congo, è roba nemmeno paragonabile. però, qui, si tira al limite gente per avere il pacchetto dal click alla consegna in sempre meno tempo.
ecco. io, se posso, evito di comprare su amazon. è chiaro che amazon possa anche fottersene. così come non è che il resto della vendita on-line sia luogo virtuoso perché altro da amazon. però la resilienza è anche incuriosirsi di quel che succede nella pancia delle magnifiche sorti del pacco con su il sorriso. coltivando il sano dubbio su questa specie di divinazione di poter comprare comodi, e veloci aver il pacco [inteso in maniera polisemica, ovvio]. e confrontarsi raccontando le proprie perplessità, specie a chi ne fa quasi un entità rasserenante: il gran sacerdote dell'acquisto inevitabile. buttando lì l'idea semplice che, rivoluzione per rivoluzione, e considerando i margini imbarazzanti nel complesso, si potrebbero pagare di più chi ci lavora, o magari farli lavorare di meno a parità di stipendio. amazon è amazon. io sono io. e l'ordalia commerciale on-line esiste. inutile opporsi. ma osservandola con un po' di critica costruttiva, condividendola. ed usandola in maniera altrettanto consapevole.

i migranti. argomento che torna ogni tanto nei post. perché è istanza che mi pungola. gli uomini migrano, da sempre. ad un certo punto della storia però hanno cominciato a farlo quando si è reso necessario andare in cerca di qualcosa di migliore. sennò si rimane stanziali. anche perché è struggente recidere l'eco dei luoghi di dove si nasce e si cresce. noi si sta in un parte di mondo ricco. qualcuno vuol venire a partecipare un po' a quella ricchezza. anche perché da dove viene si può partecipare solo a violenza, carestia, guerra. tutte cose che naturalmente ci vengon da rifuggere. il fenomeno migratorio esiste e, per quanto complesso, non si può resistervi. è cosa stupida, che quindi non porta a risultati intelligenti. resilienza è smettere di pensarla come un'emergenza a cui bisogna porre rimedio. resilienza è cominciare a pensare come cominciare a smontare la complessità del fenomeno per poterlo imparare a gestire. resilienza è pensare di far scoppiare le incongruenze, egoiste e miopi, di chi ci specula per motivi gretti. resilienza è provar ad informarsi e aiutare ad informare: se ne sa di più, è più facile intuire un po' più di empatia. e se si empatizza diventa più complicato atteggiarsi a stronzi. e se ci si atteggia meno da stronzi le argomentazioni grette appaiono per quel che sono: grette, opera di master of stronzi. un cazzo di difficile far resilienza. ma necessario.

l'incedere del mio divenire. ora provo a spiegar meglio. sono una persona fortunata. sono nato nella parte ricca del mondo ed in un periodo di relativa serenità. sono in salute e  - tutto sommato - sono in salute le persone vicine. ho studiato, avendo la possibilità di ricervere un'istruzione importante, e gli strumenti necessari per andare oltre. però la vita è complessa, alcune cose capitano [tipo la salute di una persona cara] e possono essere esiziali. oppure si possono fare scelte, per quanto in buona fede, che si rivelano essere un po' [tanto] sbagliate. e quindi le cose si intorcigliano. e [ci] si incasina il divenire. fino a scordarsi - tanto o poco - di essere una persona fortunata. anche perché può capitare che faccia buio in fretta, quando non ce lo si aspetta. resilienza è continuare a picchiettare con il martelletto da geologo per trovare dove il suono ciocca di vuoto, il punto più debole. e da lì cominciare a smonticchiar il diaframma e far smettere il buio. resilienza è prendersi qualsiasi stilla di cose facciano bene e farla fruttare appieno. resilienza è cercarla nelle cose meno artefatte e godersene agggggratissssse [come, per esempio, scrivere un post]. anche perché non son altro che le eco più fantasiose delle capacità adattativo-resilienti ci si porta dentro. tipo l'acqua per i cactus, che gliene basta poca. l'acqua serve, ovvio. ma è il signor cactus che poi fa il gran lavoro di farne ciccia per sopravvivere.

insomma resilienza è perché le cose difficili e dolorose accadono, senza siano le ultime. resilienza è quella cosa con cui si può cavalcare i pieni e vuoti di quel che ci succede più o meno accanto. intuendo che è tutto un grandissimo, incasinatissimo, psichedelico - ma per certi versi ed a tratti divertentissimo - groviglio di pieni e vuoti altrui. che son venuti prima e che verranno dopo. e che le istanze mie, di adesso, son state quelle di altri in tempi andati e quelle dei tempi andati miei sono istanze di altri, adesso. è un po' questa complessità qui. in cui però, con resilienza, si intuisce più facile il fatto dell'idea, opinione, consapevolezza, [vuoti e pieni, bui improvvisi e risalite alla luce] altrui. fa un cazzo di fatica, neh?, però dà anche una più che discreta soddisfazione.

con la resilienza si scopre c'è spazio davvero [quasi] per tutti, in modo inclusivo, anche se non sono d'accordo. rimane fuori l'ignoranza volontaria, la violenza, il razzismo, le varie sfumature di fascismo [tutte].
per quelle, come al solito c'è solo una cosa: ora e sempre resistenza.

No comments: