Sunday, November 12, 2017

ennnniente. mi pareva un buon modo per tornare a scrivere. per il genetliaco viburnesco, dico

la viburna è una persona importante, per me.

è stata presente ad una delle mie [tante] ripartenze, forse financo concausa. uno inciampa, rimane incerto se e come rimettersi in bolla, e poi riparte.
appunto.
in quell'occasione c'era [anche] lei.

è donna molto intelligente. a volte pure troppo. cioè, no, rettifico: una persona non è mai troppo intelligente. però può accadere che, in certe situazioni, per una ridda di coincidenze, l'intelligenza - specie se tanta - incasini un po' le cose. a volte in un modo, a volte in altre. così a volte diventa decisamente rompicoglioni. la viburna dico. lo posso scrivere perché siamo andati molto avanti nel volerci bene. lei parla di calzinismo, nel senso che si ha quella confidenza di quando si possono lasciare i calzini in giro, che si dà per scontato, ovvio, che l'altro lo sappia e lo accetti: come dato di fatto e non più disquisibile.
io non sono d'accordo. o meglio: dò una lettura che parte guardando dall'altro lato. cioè che uno possa sentirsi così accolto che può non aver timore di sentirsi giudicato, quando mostra gli ambiti meno encomiabili. o i calzini. non che sia orgoglioso di mostrare alcuni ambiti meno encomiabili con lei. o i calzini. ci mancherebbe.
però capita. specie quando scazziamo. perché capita ogni tanto. c'è stato un periodo che capitava più spesso. probabile perché eravamo un po' meno centrati entrambi. io sicuramente. la prima volta accadde in una perfetta serata di maggio. niente luna, un cielo stellato da far commuovere. volevo comunicarle una cosa che pensavo le avrebbe fatto piacere, arrivammo a tirarci calzini puzzolentissimi. figurativamente ovvio.
anche perché avvenne tutto in maniera mediata dal mezzo elettronico.
già.
perché la viburna ed io interloquiamo praticamente solo così. e tutto sommato è già un risultato mica da poco che attraverso quel mezzo - no metaverbale, no paraverbale - con due teste piuttosto laocoontiche, caratteri calzinisticamente piuttosto suscettibili, noi si riesca a condivedere così tanto.
e non ci si scazzi sistematicamente.

e comunque, quando si scazza, ho ragione io.

la viburna oggi compie gli anni. e sono quei compleanni che sono contento esistano. perché regalano quelle persone. che magari al prossimo compleanno non mi verrà di scrivere un post genetliaco. ma in fondo è già tanto quello che è stato fin qui. e nessuno ce lo potrà portare via. al limite solo noi: se si vorrà dimenticare.

la viburna è conoscenza piuttosto nota ad alcune persone importanti per me. anche se solo un paio l'hanno incontrata. la notanza, o notitudine o notevoleria credo derivi anche da come la racconto e per quello che riverbera in me, di lei. e comunque posso assicurare che - casomai qualcuno delle persone che non l'hanno mai incrociata passasse di qui - la viburna esiste, e non è un frutto della mente come ammmmiocuggggino [cit.]. [e tra parentesi posso anche arrivare ad intuire, per quanto si evidenzi con qualunque mise indossi, abbia anche delle belle tette].

la viburna è una donna molto colta, oltre che molto intelligente. ha ottenuto [per lo meno finora] solo una parte di quel che merita. i giri e gli arzigogoli del divenire delle cose, a volte, sono degli arabeschi faticosissimi. che però si percorrono. per quanto uno avrebbe anche il diritto di non avere più il dovere di farlo.

la viburna è colei che, oltre la doppia lievitazione della pizza, mi ha consigliato "le correzioni", titillando che 'sto franzen avrebbe potuto interessarmi, e molto: solo per questo meriterebbe un post alla settimana. una volta quasi scazzammo perché mi aveva bagnato il naso sull'aver capito che il plot di "miele" era in realtà un meta-racconto [sono una testa di minchia, a volte, lo so].

la viburna ha corretto alcune mie bozze. roba che in certi momenti ha significato qualcosa di non molto lontano dal livello di intimità, intellettivo-emozionale, cui ha accesso odg. naturalmente ha migliorato quello che avevo scritto. eccome se l'ha migliorato.
ho scritto un racconto, qualche mese fa. in maniera improvvida lo avevo caricato di troppe aspettative. l'ha editato lei. più volte mi ha sottolineato non fosse la cosa migliore avessi scritto. e poi, qualche giorno fa, l'ha definito immaturo, spiegandomi cosa intendesse con quell'aggettivo. e perché lo considerasse tale: immaturo. il fatto è che ha centrato in maniera imbarazzante il punto della questione. imbarazzante per me, dico. per quanto con lei non mi venga più di imbarazzarmi. occhei, lei aveva qualche elemento in più rispetto agli altri che lo hanno letto. oltre che l'intelligenza di cui sopra. resta il fatto che ha sgamato un quisquilia che io non ero stato capace di ammettermi del tutto. ma che sospettavo fosse lì, in bella nuce. riassumendolo, 'sto fatto, si potrebbe tuittare con un: quando il revanscismo non funziona come principio ispiratore. perché azzoppa, limita, inchioda attorno ad un punto, ma non è detto che le ellissi che ne escono siano così interessanti. ed un altro fatto è che quando me l'ha detto mi è parso meravigliosamente chiaro. una specie di piccola, rasserenante epifania. forse era arrivato il momento. forse ora siamo enrambi un po' più centrati.
sarà.
ma 'sta cosa non è roba di tutti i giorni.
e non è roba da tutti.
anche se forse non riesco a farlo intendere come vorrei, o come lo senta dentro.

ma quella piccola epifania è un po' il suo regalo per me. anche se il genetliaco lo fa lei.
d'altro canto il giorno del mio ultimo - auto-realizzato-merdosissimo - compleanno le ho regalato un albummme der principe deGre.
è che noi ci si fa i regali a chiasmo: se li compie uno, il presente va all'altro.

[ed in fondo, il post, è anche un po' per me].


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