Friday, November 17, 2017

di storie di padri e in parte di libri

c'è buucsssiti qui. per questo son rimasto qui. anche per non tornare colà proprio oggi. ma soprattutto son rimasto per buuucsiti. due anni fa, buuuuccisiti2015, ebbi una specie di epifania. seguiti da una serie di altri piccoli entusiasmi, che mi spinsero a pensare di portar qui la residenza. e spostarla da colà.
quell'epifania, non realizzata, è stata una specie di bordone di fondo nella nenia triste che ha accompagnato i mesi complicati dello scorso anno e un pezzo di questo. mesi che si sono acclarati complicati proprio a ridosso di bucccisiti2016. per quanto non ricordo nemmeno di esserci andato, a buuucsiti2016, dico.

anche questo buuucsiti è un'ordalia di incontri. in ufficio, mentre spegnevo il picccì prima dell'inizio del uichend, mi son messo lì a scegliere in maniera rabdomantica quelli che avrei potuto farmi 'stasera, l'incipit di un uichend dove conto di sfondarmi - di eventi - quasi in maniera compulsiva.

ne ho scelti due.

uno era alla scuola belleville. scuola nel senso di scuola di scrittura. più che di fitzgerald - nel senso di f. scott - e della nuova pubblicazione di suoi racconti di cui si parlava, era l'idea di andarci, in quella scuola. di odorarne la sensazione di starci dentro. che ci sarà pure una holden a torino. ma una belleville a milano con me è vincere facile. come con un bimbo con le lucine delle case e delle strade di un plastico di ferromodellismo in bella vista, dentro una vetrina di un negozio di giocattoli. e quando passano i trenini, con altre lucine, ovvio che il bimbo sgrana gli occhi e ci appoggia sopra le mani, alla vetrina. un po' quella cosa lì. e quando sono uscito da belleville la scuola era come se ci fosse rimasto il segno delle mani sulla vetrina. cose così.
belleville.
magari ci ritorno.

dopodiché sono andato al planetario. presentavano un libro. entro nella sala planetaria. subito mi colpisce una donna. è fenotipicamente magnetica, sola, sul seggiolino rotante sul proprio asse, originale anni trenta. me son guardato di sedermici vicino. e mi son seduto nei pressi di altre due ragazze, sole pure loro. vabbeh.
presentavano un libro, ma prima di quello hanno fatto partire quella roba con cui simulano il tramonto e diventa notte, ma come le notti a milano - e non solo - non potranno mai essere così buie. e compaiono tutte le stelle che si possono vedere a occhio nudo. tutte! quella roba è una figata. quel momento è sempre emozionante. anche perché pensi sia arrivato il buio più buioso e tutte le stelle, e invece va avanti ancora un po' a diventare buio, e a comparire altre stelle. pensi sia del tutto buio e tutte le stelle. e invece no, va avanti ancora. questo fai tempo a pensarlo quattro, cinque volte.
capitò ci portassi una persona solo per farle vivere quel momento, quei trenta-quaranta secondi di magia. però lei andò in bagno, pensando di far in tempo prima che arrivasse l'inizio di quel momento con cui l'avevo suggestionata. vabbeh.

presentavano un libro. l'autore, eminenza dell'astrofisica italiana e mondiale, scomparso qualche mese fa, prima di vedere pubblicato il lavoro. ora è nel famedio al cimitero momunentale. il libro lo presentava il figlio, emozionato.
anche se il libro è stato un modo, per lui, di parlare di suo padre. anzi, di papà, per come l'ha sempre chiamato. poi vabbeh, l'ha fatto con una ingegneristica banalità, come a volte son banali gli ingegneri. [la scintilla che ha un padre non è per nulla detto debba averla anche il figlio].
però mi son visto un po' da fuori, mentre ruotavo un po' da una parte, un po' dall'altra, il seggiolino rotante, originale anni trenta.
mi son visto mentre ascoltavo qualcuno che raccontava di suo padre. e chi se ne fotte di come potesse raccontarlo, e chi se ne fotte di quanto potesse essere grande il padre da meritare un posto nel famedio.
c'era qualcuno che raccontava di suo papà.
proprio oggi.
magari ci sono arrivato per caso. come a belleville la scuola.
o magari no.
per quanto, se non è così, è perché l'ho scelto io. più o meno radbomanicamente.

nel presentare il libro, il figlio che parla del proprio padre - proprio oggi - ha anche titillato il fatto sia un libro - di astrofisica ed oltre - che dovrebbero leggere gli adulti di domani. magari non subito. quando verrà il momento. per le idee che suo padre - a questo punto - ha lasciato in eredità a tutti. ai giovani, soprattutto.

ho trovato il regalo per mio nipote.

1 comment:

Anonymous said...

Ciao Corrado! Mi piace come scrivi, e quello che hai scritto, come hai raccontato buuuccsiti ���� Rebecca