Saturday, August 26, 2017

sbandimenti

al solito ho bisogno di lasciar sedimentare un paio di giorni alcune cogenze delle gnius. tipo i rifugiati sfollati con sfollagente in piazza, a termini.

no. la sensazione è che non ci siamo proprio.

forse si sta raggiungendo il famoso angolo in cui ci si sta cacciando tutti, figurativamente. e da lì poi lo sbandamento sarà il modo di riuscire ad orientarsi.

non ci siamo. non c'è possibilità nemmeno di chiamarli clandestini. manca pure l'alibi al salvinismo che c'è in ciasuno [in tanti troppo, in pochi nulla]. non c'è, o non dovrebbe esserci, il gancio a quella tipizzazione: arbitraria, qual è il marchio di una legge - che guarda verso orizzonti di stigma sociale, massì diciamolo, infamanti - che più che normare vuole categorizzare. sono rifugiati, il cui diritto di asilo è incastonato nella Costituzione. sono persone di cui lo stato dovrebbe prendersi cura [ci sono anche italiani che avrebbero bisogno di aiuto, ovvio. ma sono categorie diverse - anche solo intuendo il concetto di categoria. e nel caso ci fosse qualce salvinico che passa per di qui].

non ci siamo. non si lasciano allo sbando, per anni, disinteressandone. abdicando in senso trasversale negli ambiti dell'amministrazione e della politica. lasciando andare le cose perché i problemi sono altri. perché prima ci sono gli italiani. che alla fine diventa una guerra tra poveri. pelosa e sottilmente merdosa, come tutte le guerre, anche quelle solo figurate. che poi la questione diventa un problema di ordine pubblico. e coloro che diventano un problema di ordine pubblico - percepito, prima che reale - sono gli sbandati dello sbando. ma in questo tipo di sbando gli sbandati sono l'effetto, non sono la causa. la causa. e le cause sono tante, tantissime. e si riassumono, tra l'altro, nella la banalizzazione del pensiero politico che il sindaco della capitale d'italia deve occuparsi prima dei romani. e lo dice quello che si pensa già il prossimo presidente del consgilio [sic!], non so quanto cosciente del fatto quella sindaca stia facendo poco o nulla, tanto meno per quelli che partono da sbandati: italiani-romani e no. lo sbando è sia vissuta come emergenza, perenne, insostenibile, la questione, con la sintesi nel proclama ci saranno le barricate per non ospitare qualche decina di costoro. che poi, magari, la questione esiste, e potrebbe non essere opportuno mandarli proprio lì. è l'approccio che anima la questione dentro lo sbando.

non ci siamo. perché l'inazione e lo sbando dell'ordine pubblico viene gestito come si è visto. alle sei di mattino, poca gente attorno, poco circo mediatico, sicuramente nessun politico/amministratore. che facciano il lavoro sporco quelli preposti. che lo fanno e non possono che farlo come i bracci operativi dello sbando. idranti e cariche verso chiunque, come facinorosi pericolosi qualsiasi. gestito in maniera spropositata, violenta, rabberciata. nei filmati alla fine si vedono sciamare, rincorrere le persone sfollate in mezzo ai turisti e coloro che escono dalla stazione termini. manganelli e opliti tra trolley e zaini. come se tutto si stesse squagliando e non si riuscisse a tener compatte le cose. lo sbando. dalla gestione di quello ridotto a ordine pubblico su su su, fino alle responsabilità di quelli che avrebbero dovuto fare. e non hanno fatto. perché inetti, o irresponsabili.

non ci siamo. perché tutto, a parlare di migranti, accoglienza, rifugiati, si è squagliata, in tante e troppe persone, la consapevolezza della complessità. e si sbanda nel proclama dell'emergenza, della chiusura, del fuggire la responsabilità. e buttandola in rissa pre-analitica, chiacchiericcio salvinico, dibattiti infuocati alla tivvvù e il seme del disorientamento nella pancia della gente. la quasi resa del compito della politica.

non ci siamo [quasi più].

[piccola parentesi finale. che forse non c'entra. ma forse sì. sto leggendo un libercolo-pamphletdenoarti di piergiorgio odifreddi. dizionario della stupidità. il matematico più mediatico nei massmedia italici se la prende un po' con tutti, o almeno con ampie categorie di persone. enunciandone, o provando ad argomentarne, la stupidità. fa quasi tenerezza vedere tanta ostentata sicumera. a dire il vero, nella premessa, celia sul fatto che un po' stupido possa esserlo anche lui. non ho capito quanto per convinzione o per paraculaggine.
comunque.
in quel libro c'è una pagina anche sul senso della vita. di cui è [ovvio] stupido cercarne un senso. lui ne fa una questione di anti-semantica e anti-metafisica.
ebbene.
può anche essere che abbia ragione lui. e non ci sia un senso. se non quello di sopravvivere per riprodursi per preservare la specie. per quanto un senso più essenziale, innegabile. tanto che non basta ad un sacco di persone, che per questo sono stupide, stando al suo ragionare.
ecco.
forse ha anche ragione. però, suvvia, nella mia stupidità, e senza aver pretese di stabilire cosa sia il senso, ho la percezione, vivida, che anche sdegnarsi per episodi come questi assomigli ad un qualcosa che comprenda il fatto stia qui, oltre al mantenermi vivo vieppiù senza esser riuscito a riprodurmi. e mi venga da scriverci. male e sbrodolando come sempre. in fondo son pareccho stupido pur io]

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