Saturday, May 20, 2017

20 maggio senza muri, oggi

a parte che il ventimaggio è una data che mi è sempre piaciuta. per quanto gli effetti positivi legati a quel giorno che non hanno avuto effetti così duraturi. però ci furono.
comunque.
ed oggi sarò in manifestazione. che mi sembrava così connaturale fosse organizzata proprio oggi. esattamente come il venticinqueaprile, che è così naturale sia in mezzo alla primavera ormai acclarata. come se qualcosa avesse scelto proprio quella data di quel periodo per far finire una cosa così orribile.
comunque.
oggi sarò in manifestazione un po' come quando vado a quella del venticinqueaprile. in termini di compartecipazione emotiva e di ideali che la animano. [poi, verosimilmente, ci andrò solitario in mezzo ad una fottia di gente. che non so quanto riuscirò a non sentire un po' estranea. ma questo è un altro discorso].
comunque.
andrò in manifestazione con una intuizione che non so quanto renderò mai pratica [forse mai], alcune idee molto chiare e nette, ed anche con una piccola dose di potenziale ipocrisia.
provo a dettagliarle, dettagliandole all'incontrario, cercando di ammonticchiare una specie di climax ascendente.
la piccola dose di potenziale ipocrisia è che non so quanto mi sentirei così coinvolto in altre situazioni. sono una persona fortunata, nonostante i miei blocchi, le mie buchette, le mie imprecisioni e cose che mi stanno zavorrando. ma vivo - ad esempio - in una bella zona, che mi piace, borghese, posso continuare a farlo e voglio continuare a farlo. sono una persona agiata, al netto del fatto che tante altre persone sono più agiate di me. non vivo problemi seri e gravi. non mi manca nulla che mi permetta di vivere dignitosamente per quello che reputo sia il vivere dignitoso. posso permettermi di fare il solidale, quello che ha abbastanza energie positive da rivolgere alle istanze che trovo inclusive, che fanno crescere l'intelligenza collettiva, che guardano oltre al benessere di quante più persone possibili, magari a partire da quelle più "bisognose" [con tutte le virgolette del caso]. però mi sono sinceramente chiesto come sarebbe e come mi comporterei, se fossi costretto in altre situazioni: logistiche, abitative, contestuali, esistenziali che in fondo non mi sarei scelto e che subirei. e so che in questa situazione ce ne sono tanti, proprio tanti, magari pure migliori e meritevoli di me. e tra i tanti che dicono "non sono razzista però" ci sarà pure qualcuno che inizia con quella frase cripto-razzista soprattutto perché la complicazione dell'esistenza li porta, più o meno inevitabilmente, a guardarsi solo il proprio ombelico, o soprattutto quello.
l'idea netta è semplice nella sua complessità epocale. la migrazione di popoli è qualcosa di connaturato al fatto di essere umanità. e in questo periodo, come in altri periodi della storia dell'umanità, è qualcosa - appunto - di epocale. non è un'emergenza [e in questo la classe dirigente politica mostra - non tutti ovvio - dalla misera mediocrità ad una merdosissima faccia]. e le cause sono talmente complicate da risolvere che è inutile, oggi, pensare di rimuoverle o mitigarle. sarà uno sforzo epocale anche quello. punto. è un po' - in miliardesimi e in logica negativa - come la vocazione maggioritaria del pidddddddì: oggi in italia non si può, punto. occorre adoperarsi per cogliere le opportunità di questo fenomeno. a partire dall'idea che l'integrazione e l'accoglienza sono inevitabili quanto necessarie. per quanto complessa è la sfida che questo sottende, chiaro. un po' per il contesto un po' per il fatto si debba crescere in intelligenza collettiva, come popolo. gli olandesi capirono, secoli fa, che non si può combattere col mare, specie se sei una depresssione: alleati e sfruttalo a tuo vantaggio. non è stato semplice, suppongo, e come probabilmente potrebbero confermare gli olandesi. ecco: io oggi voglio essere parte di quell'idea semplice nella sua complessità epocale. perché è qualcosa - di nuovo - che farà crescere l'intelligenza collettiva e sociale. perché posso permettermelo, e poiché posso permettermelo voglio farlo. perché tutta la fatica che ho fatto per divenire quell'abbozzo di caso e di coacervie disperatamente ottimistiche che sono, mi porta a fare questo. punto.

nel mio paese nessuno è straniero.

[aggggià, ci sarebbe l'intuizione che non so quanto renderò mai pratica [forse mai]. ma d'altro canto lasciar i post aperti è financo divertente...]

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