Sunday, April 30, 2017

ennniente, volevo votare pippo, mi hanno rimbalzato

[avvertenza, post sardonico et politico. nonché polemico e a bassa leggibilità].
e niente.
sono andato a votare alle primarie piddddì. a quelle della volta scorsa, ci andai con la socia, faceva frescazzo, era dicembre, un complesso dell'edilizia social-solidale di via solari, ci passa il 14 nel centro della strada, quei palazzoni con cortili enormi, che t'immagini quale fosse l'effetto con i palazzi attorno, conquista sociale, possibilità di vivere e condividere uno spazio, quel cortilone, essere un po' tutti assieme, classe che in parte pensava di emanciparsi proprio a partire dal vivere lì, che a costruire appartementi, farlo per tante famiglie i costi si abbassano e si rendono accessibili, possono starci lavoratrici e lavoratori, che anche a loro è garantito il diritto di abitare in appartamenti dignitosi e pensati razionalmente. e magari un avvenire migliore.
insomma. quella cosa cooperativa-social-demoratica lì. ora il palazzone è grigio, vecchio, un po' decrepito. triste, oserei dire.
e niente.
sono andato a votare. ho chiesto perché sulla scheda non era indicato pippo, [bah]civati dico.
mi hanno guardato in tralice. solo che voleva dire: ma che minchia dici? pippo? non è mica candidato, ci fai o ci sei? doveva essere un sostenitore di orlando, che poi sarebbe un ministro del governo renzi I e renziVestigiale I che si batte contro renzi [semicit]. un altro non ha fatto in tempo a guardarmi perché se n'era già andato, ancora prima della fine delle primarie. credo fosse un sostenitore di emiliano. un altro mi ha sguardato [sì, sguardato, non è un refiso, al limite refiso è un refuso, anzi: quasi un metarifuso]. ed io ho avuto la sensazione mi sguardasse col sopracciglio fastidiosamente alzato, entrambi i sopraccigli. e lui proprio me l'ha fatto capire con quello sguardo da superiore: quel facinoroso, ce ne siamo fatti una ragione, pusillanime traditore, roba vecchia, [auto]esiliata, rottamata, pensare che era pure venuto alla prima leopolda. tze. la sensazione è che fosse un sostenitore del vecchio nuovo segretario [o vecchio nuovo, non saprei].
mi è presa una gran nostalgia per la volta precedente. non tanto per il periodo in sé, o il fatto di esserci andato con la socia [sic]. figurarsi, ero scannato finanziariamente e non solo. e non è che possa dire: ahhhh, ci avevo tre anni ed un pezzo in meno.
no. la nostalgia è per la sensazione di possibilità che si sarebbero potute aprire. con quelle elezioni primarie, intendo. naturalmente mancate, le possibilità. tipo quando si va ad una festa, che l'attesa è quasi fica. e poi vedi come la festa si sviluppa. che quando te ne vai è quasi una liberazione.
ecco. tutta quella sensazione di possibilità e di attesa. che la frustrazione doveva ancora arrivare. la sensazione sgradevole di sentirsi un po' perculato e via via di non sentirsi rappresentato: per le scelte fatte, le politiche adottate e poi quello che racconta che sei un gufo, che non capisci, che ci vuole ottimismo [già sentita, questa]. l'ego debordante che vabbhé, io ho il bias, ma che poi riverbera in situazioni a volte imbarazzanti e si porta dietro delle incapacità pragmatiche. specie quando ti circondi di mediocri amichettituoi.
i miei occhietti devono essersi fatti mesti, pensando tutto questo. quello che che mi guardava, col sopracciglio fastidiosamente alzato, ha così sgranato gli occhi.
sembrava mi rimproverasse nel dirmi: ma come? e la festa della democrazia primaria? quegli altri votano via gueb e lo fanno in sessanta. noi non siamo meglio dei nostri dirigenti? la possibilità di far ripartire l'italia che che in questi mesi si era fermato - che hanno bocciato, sciamannati, il nostro referendum costituzionale che doveva venire giù il mondo e invece siamo ancora qui. al limite ci vestiamo di blu per la manifestazione del 25aprile, che siamo europeisti en marche. che una volta va bene essere macroniani, mentre se serve, alla bisogna, anche far gli emuli di quegli altri populisti, e darla addosso all'europa brutta e cattiva. son tutte cose relative. l'importante è che comandi chi deve comandare.
ecco, appunto, siamo ancora qui. ho girato mestamente i tacchi e me ne sono uscito. via stendhal ora è a senso unico. incamminandomi mi son trovato controcorrente al traffico veicolare.
non è più nemmeno una situazione controcorrente, ormai.
ma proprio di estraneità - al netto dei miei stati depressivi transitori.
la cosa interessante è che c'è un sacco di spazio, ancora. tipo per accalorarsi o prendersi a cuore istanze o situazioni in cui un qualcosa di sinistra si adoperi. ad esempio contro le sperequazioni, e non per. si adoperi, e non si fermi alle mozioni.
certo, cazzo, sinistra. senza la paura di dirlo o viverlo. che certe categorie politiche non basta affermare siano superate, perché le istanze che dovrebbero rappresentare lo siano ugualmente [tipo, in sedicesimi, la storia della vocazione maggioritaria, che poi il quadro sia frammentato, spezzettato [non uso balcanizzato, che almeno qui non si muore, al massimo ci si copre di ridicolo] vabbeh, vocazione maggioritaria].
che, si sa, dire non esiste più la destra e la sinistra è, poltigliosamente, di destra.

Tuesday, April 25, 2017

ora e sempre

come ogni anno, e di più ogni anno, il venticinqueaprile viene usato come scudo per distinguo. tutti uguali chi lo festeggia, ma poi c'è quello che è più venticinqueapriloso di altri. o quello che lo intepreta meglio. o quello che che dice agli altri di unire il fronte antifascista, però vedi di farlo come dico io. un po' la storia della giacchetta, tirata di qui o di là, a 'sto venticinqueaprile. strattonato che così chi lo strattona un po' se n'è dimenticato il senso più profondo. un po' terreno di disfida.

che venticinqueaprile verrebbe da usare il maschile.

ma che poi una cosa così bella non può che essere donna.

che poi anche Costituzione è femminile, ed un po' tutto torna.

ecco. secondo me, come ogni anno, ed ogni anno di più, converebbe tornare un po' all'essenza. che rende tutto più semplice e serenamente dirimente.

c'è una Carta, figlia del venticinqueaprile, che su determinati valori si fonda. che si possa ritoccare qua e là è financo pacifico. ma il cuore pulsante no, quello proprio no. così come le radici. non si possono estirpare. sono poi quei valori per cui continua ad avere molto senso, grande senso, fottutamente senso, festeggiare il venticinqueaprile. settantadueanni dopo, e poi ancora dopo, e ancora dopo, e ancora dopo.

è semplice. chi si riconosce in quei valori sta di qua. la polemica su chi sia più bravo a starci è vero, fa girare i coglioni, perché è pelosa furbizia. ma c'è abbastanza spazio, di qua.

già, di qua. dalla parte di chi ha fatto la scelta giusta. e tutti coloro che oggi la riverberano.
di là: no.
le scelte non sono tutte uguali. non importa nemmeno se fatte in buona fede.
il punto è dirimente, ed assoluto. di là la scelta sbagliata. di qua quella giusta, nessun relativismo.

ora e sempre.

Saturday, April 15, 2017

passate le campane

il post pasquale è un po' una specie di must. per certi versi è l'evoluzione della mail che inviavo all'amica queenfrancy. che poi è anche colei che mi titillò ad aprire un blogghe ["ci sono un sacco di donne che ci scrivono, più degli uomini, conosci un sacco di gente"].
nella mail, che le inviavo, c'era sempre dentro la storia delle campane che si scioglievano a distesa, a festa. roba che squarcia il silenzio che inizia dalle tre pomeridiane del venerdì, con un rintocco lento e profondo: la campana a morto. mentre qui, la distesa, è il momento della resurrezione.
è tutto dentro la simbologia della liturgia più lunga che la dottrina cattolica preveda. la madre di tutte le celebrazioni, la veglia delle veglie.

insomma.

gliela menavo alla francy perché per anni, quelle campane che squartavano il silenzio della notte pasquale, tecnicamente, mi facevano male. e la lettera alla francy era un modo per mitigare tutto quello.

il perché non sono mai riuscito a spiegarmelo del tutto. sopratutto perché ad un certo punto ho pensato che potevo anche smettere di cercare di spiegarmelo. anche perché poi, dalla mail alla francy, si è passati al post.

sicuramente c'era dentro l'eco per un qualcosa che sentivo estremamente vivido e/o vivo, anni e anni fa. frequentavo e praticavo e la pasqua era il punto nodale, la cogenza che si fa momento fondante. l'eco di qualcosa di forte che pensavo fosse necesario e imprescindibile.

da quando le campane ho cominciato ad ascoltarle da fuori, quasi temendo il momento in cui si sarebbe propagato il primo clangolio, si è posta la necessità di doverne trovrare un altro. più o meno a tutti i costi. una specie di desiderio lancinante. che poi faceva mischione con le luci, i colori, le sensazioni inebrievoli anche per un naso sordo come il mio, di questo: che poi è quello primaverile. quando la natura ricomincia a prendere ritmo e tutto sa di rinascita, di ripartenza. gli stessi simboli, le uova, il coniglio. tutta roba che rimanda alla nuova fecondità.

ed io mi sentivo sterile. per tutta una ragione di incompletezze e di non realizzazioni. per quanto cercate e desiderate. altro cazzo sentirle con timore, quello squarcio nella notte.

oggi gironzolavo per la hometown. sono passato accanto alla chiesa e mi è venuto di entrarci. era tutto pronto. ho riconosciuto i segni e i simboli - a partire dai drappi - che sono comunque memoria e che non posso eradicare. ho visto quel tipo di luce. certo. ho ripensato anche ad alcune pasque lancinanti per il fervore emozionale che provavo allora. ma ero teenager radical-idealista, e mi innamoravo in maniera totalizzante. che poi fosse nevrosi, l'ho scoperto dopo. allora c'era solo il turbinio agrodolce di qualcosa che in potenza era potentissimo. ma solo in potenza rimaneva. ed il tutto si mischiava nel totus religioso-celebrativo. spero si intuisca che mescioni facevo, e perché è stato così difficile sgarbugliare il tutto.

ed oggi, in quella chiesa vuota, per caso ho incrociato l'amico storico. quello che si agnosticò quando io furoreggiavo per l'altra sponda. salvo poi raggiungerlo una diecina di anni dopo. naturalmente lui era con una donna. una delle più che frequenta in questo periodo, con variegati coinvolgimenti. non credo sia così causale l'abbia invitata proprio 'sta sera. forse per non stare del tutto solo.

ed in quella chiesa mi sono accorto di quanto, in fondo, mi senta decisamente più affrancato. e molto libero. anche l'ossessione di cercare un succedaneo a quella sensazione che trovava nella pasqua il suo climax. non so quanto durerà. so che è legata al contesto. e mi fa sensazione strana - e rilassante - che sia venuta fuori dopo mesi piuttosto più complicati del solito - dentro. fuori le cose vanno più che discretamente.

naturalmente stasera hanno suonato le campane a distesa. però, per qualsiasi causa o motivo o contesti [più o meno duraturi], le ho ascoltate. serenamente affrancato da loro. anche per questo, in fondo e da scriverci dopo, me le sono godute.