Thursday, November 3, 2016

piccola psicopippa sullammmmmore [intermezzo] troppo veloce anche per i filme

A. mi chiama al telefono. sto guardando la terza puntata di "the young pope".
siamo qui, dietro casa tua, raggiungici. sono con i miei due amici. hanno ribadito tu sia molto simpatico. P. ha detto di muovere il culo che ti offre una birra.
muovo il culo. li raggiungo. interessanti vaibrescion: ho fatto bene a schiodarmi da casa.
noi si gioca ad ordinare birre, bottiglie da una pinta, in quattro. per provarne ogni volta un assaggio. vellicando il palato. cheers, come dicono lassù. P. lavora lì, è in italia poco. cura i bambini, figli della perfida albione.
noi si gioca a dibattere sul referendum. tre a uno per il no, in quella tavola. mi chiedono i motivi della mia scelta. mi tolgo il maglione, arrotolo appena le maniche della camicia. mi sento lieve, anche se un po' contratto - dentro. comincio a raccontare il perché. rintuzzo le obiezioni, argomentando un po' come viene. non sono preparato, retoricamente, come vorrei. ma non sono nemmeno troppo sprovveduto. un altro giro di birra. cheers.
tutto molto amichevole. mi sciolgo un poco. domani tornerò in quel posto a provare a giustificare la prossima fattura. la numero 24.
A. gioca a stuzzicarmi, titillarmi. sono le nostre dinamiche. scherzandoci esorciziamo il desiderio di sano sesso taumaturgico: sst. lei cerca di sedurmi. io ribadisco davanti a suoi amici che potremmo fare la doccia assieme, senza che io ne rimanga turbato. intendo che chi mi ascolta intenda cosa intendo per turbamento. è come una sorella - dico. mi fanno notare che solitamente non si fa la doccia assieme alla sorella.
continuiamo ad argomentare. un altra bottiglia di birra. cheers. P. ricorda di come sua cugina [sua cugggggina, sua cugggggina - semi-cit.] sia rimasta colpita da alcune considerazioni che mi erano scivolate fuori alla sua festa dei compleanno. che poi era la seconda volta che vedevo P. la cugina pensava fossi laureato in filosofia. ho studiato altro. e quella sera non ricordo di aver raccontato nulla di particolarmente pregno di preparazione. è che mi faccio molte psicopippe. qualcosa di macinato pronto all'uso è pur sempre disponibile. ricordo che la cugina indossava una gonna corta oltre che avesse avuto in dono tette decisamente grosse. e per un attimo - le sedute basse - mi era pure parso non portasse biancheria intima. ma potrei sbagliarmi, ovvio.
P. mi dice, per celia, che era convinta mi fossi portato almeno a casa il numero di quella cugina.
no. nessun numero. e comunque, le dico, ricordavo anche di un'invitata molto timida. graziosa. provai a scambiarci qualche parola. ma non sono abile come l'amica A. che conosce gente con irritante facilità e con altrettanta naturalezza fa sentire l'altro come ci si conoscesse da sempre. un po' l'invidio l'amica A. per quanto ogni tanto si becchi delle sonore trombate relazionali. P. mi chiede chi potesse essere quell'altra invitata. e poi in un attimo le sovviene. ed ancora più velocemente le parte un filme. ecco - mi dice - avresti potuto recuperare il suo di numero. è una ragazza speciale. intelligente. molto colta. ed ha delle tette piuttosto grosse anche lei. cazzo. sì. vi ci vedrei bene assieme.
io rimango in sospeso sul ricordo di come mi pare di aver percepito un timido disagio, quella sera, da parte di costei.
P. mi smentisce in parte. strano - ribatte - non è certo il tipo che rimane a disagio facilmente. è molto gioviale. forse quella sera non conosceva proprio nessuno ed è rimasta un po' troppo in disparte.
sì. sì. sì. dobbiamo trovare il modo di farvi re-incontrare. bisogna capire come e dove.
e mi sovviene una situazione strana. quasi dicotomica. perché, da un lato, mi convincono poco queste situazioni da agenzia matrimoniale. dall'altro mi accorgo che è sgombra da qualsiasi perplessità, paura, titubanza, quella specie di visione che mi suggerisce l'idea che sì: perché no?
come guardare d'infilata una serie di cornici. ed osservare oltre, per osservarsi accanto ad una donna. come una specie di ovvia, serena, placida normalità. ed in un momento così rapido - e fugace - dirsi: non avrei poi tutta questa paura.
a prescindere da costei, ovvio. che magari non vedrò nemmeno mai più. ma è come se mi trovassi d'improvviso a tu per tu con questa cosa qua. guardandola in faccia e chiedendole del perché mi sembrasse così estranea.
costei non è neppure un filme, perché ho fatto il salto lunghissimo in avanti. dimenticandomi, appunto, di costei. ma percependo l'essenza di quel miscuglio di cose che dovrebbe essere avere una relazione.
forse è il caso smetta di raccontarmela che non mi interessa.
forse è il caso di prender atto che la cosa mi spaventa sempre meno.
cheers.

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