Wednesday, July 20, 2016

cheeeeeeeese [c'è poco da sorridere, quivi]

mi son rivisto in una foto della primissima infanzia. ero ingrugnito. mi è sovvenuto che in un sacco di altre foto di quel periodo, ad andare bene, non lo sono, ingrunito dico. non sorrido mai.
ho chiesto a matreme.
non me l'ha confermato. però si ricorda di momenti in cui tenevo una faccia 'sì incazzata.

a ripensarci bene sono poche le foto in cui sorrido. considerato che sono poche le foto che mi ritraggono sono decisamente ancora meno quelle in cui, ad andare bene, non sono ingrugnito.

è vero. non mi viene da sorridere nelle foto. al limite lineamenti tirati più o meno verso l'alto, sempre con il dubbiom mentre fanno cliccccche, mi dipingano in facce idiote, artefatte, posticce.

conosco persone che, a comando, sanno illuminare il proprio viso con sorrisi che sembrano fatti col sole di una giornata di tarda primavera, ed il cielo è terso, la temperatura è gentile, il mondo sembra quasi un bel posto. parlare di invidia è un po' tanto. però riesce loro talmente bene che sembra quasi che quel sorriso se lo portino dentro. con tutto quello che ne consegue. e basta un attimo, a comando, e lo tirano fuori.

sorrido poco. non so se perché mi manca il sorriso dentro. forse non basta l'autoironia, il tentativo di smontare il prendersi troppo sul serio, la levità che si conquista pezzo a pezzo - a fatica, peraltro, lavorando tanto. forse quello ne fa uscire un ghigno, magari amarognolo, malinconico, con poco addentellato alla speranza, seppur con ottimismo.

sorrido poco. questa sera da daùn un po' duretto ancora meno. mentre rincasavo, con i lineamenti tirati più o meno verso il basso, mi chiedevo quante ne verrebbero fuori, se provassi a contare le serate come questa. in cui [ancora] il senso di sottile fallimento e sconfitta ontologica si insinua. e la sensazione di estraneità crescente a qualcosa che possa dare, se non felicità, almeno un po' di soddisfazione. roba da non dover chiudere gli occhi la sera con la conquista del pensiero che anche quella giornata ce la si è fatta, e finalmente si va a dormire, e la si chiude lì.

sono una persona fortunata. ma la contingenza è sta brodaglia qua, un mistone di rassegnazione, dis-speranza, malinconia per tutto quello che perdo, lascio andare, non concludo, non funziona. la copertina un po' gelida della sconfitta.

c'è poco da sorridere.

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