Tuesday, May 24, 2016

l'amico daniele e l'ennesimo fidanzamento [post con finale un po' triste [è che molto lungo, ahimè]]

quando l'amico daniele si fidanzò per la prima volta - seriamente - ci rimasi un po' male.
qualche chiarimento è d'obbligo. quanto meno sull'amico daniele.
l'amico daniele ed io siamo coetanei. è l'amico di più vecchia data. stessa hometown, abbiamo fatto l'asilo assieme. poi basta, nel senso di basta assieme. elementari, sezioni diverse. medie: lui a studiar tedesco, io inglese [ora lui le parla bene entrambe, io ho perso l'inglese]. superiori fuori dall'hometown: lui geometra, io perito - spesso si faceva autostop assieme il venerdì, quando mi raccontava delle mirabolanterie della scienza delle costruzioni. infine, a chiudere il giro, due politecnici diversi: lui quello di torino, io quello di milano. risultati? ora lui ingengere sul pezzo e pregno di esserlo, io ho pregno della consapevolezza di aver sbagliato facoltà.
a quindicianni volevamo cambiare il mondo. lui però [non che questo inficiasse la missione che si aveva] ci ha messo più tempo a radersi i primi peletti sopra le labbra, tanto che una volta sulla  corriera, mentre si andava verso la scuola, pensai: cazzo, antiestetici quei baffi ormai acclarati, tagliali. eravamo piuttosto sui generis. lui però di più. a ragazze stesse performance: solo che a me davano il duedipicche, lui manco sembrava pensarci alle femmine. l'argomento era semplicemente tabù, quando provavo ad intavolare il discorso. per il resto si era quelli che bevono il latte la sera di sabato grasso e non si faceva quasi niente di quello che fanno i quindicenni - lui nemmeno a pallone giocava. insomma, tecnicamente degli anticonformisti senza piuttosto averlo deciso o, a seconda dei punti di vista, degli sfigati brufolosi decisamente maschi non alpha-dominanti. convinti frequentatori oratoriani, ovvio.
poi ci si perse di vista per un po' di anni.
un po' perché lui se ne stava a torino, piuttosto stabilmente, io invece a milano con ritorni all'ovile uterino-oratoriano ogni uichend. ma soprattutto perché lui passò quasi dall'idea di farsi prete - alla fine del primo quadrimestre della quinta superiore - all'ateismo, poco prima della maturità - che notoriamente è alla fine del secondo quadrimestre della quinta superiore. io, a quei tempi, non potei tollerare una scelta simile, considerandola quasi un tradimento verso di me [che stupido arrogantello invasato ero].
quindi studiammo per i fatti nostri, ci laureammo, serviziocivilizzammo e più o meno all'improvviso ci re-incontrammo. lui era al paesello, nell'azienda di famiglia. soprattutto io lo avevo raggiunto nella scelta agnostica.
e si cominciava a parlare di femmine. io nel frattempo avevo compulsivizzato nevroticamente il farmi dare il duedipicche. seppi che lui se n'era andato in treno appositamente a göteborg a portare una rosa ad una fanciulla. arrivato colà, lei, oltre la rosa, forse vide la cosa come po' troppo sui generis: non so che fine fece quell'omaggio con le sue spine, lui se ne tornò piuttosto mesto. insomma: si continuava ad essere due maschi non propriamente alpha-dominanti.
però una sera di inizio estate, con sfondo il golfo borromeo e - mi par di ricordare - sul palco gNentepopòdimeno che B.B. King, lo vidi abbracciato con una donna. e la cosa mi fece molto stranito: come qualcosa che ti aspetti di trovare oltre l'orizzonte degli eventi di una singolarità. anche perché pareva un abbraccio, diciamo, che percepivo artefatto, tipo un gesto atletico che non è [ancora] nelle corde. come se ancora mancassero i circuiti neuronali consolidati a farlo apparire un qualcosa di naturale, esperito e dominato. tipo ligabue quando prova a far qualcosa alla chitarra che non siano i tre accordi delle sue canzoni.
di quella donna si vociferava, nella locale sezione della CRI, fosse una non capace di sentirsi sazia quand'anche i più importanti appetiti di giovani aitanti potevano dirsi soddisfatti. graziosa, morbidosamente più in carne che meno. simpatica neh?, ecco, però, non aveva come dote principale quella di esser un fiume in piena in termini di cultura, rapidità di ragionamento, profondità di analisi. con lei durò poco. non so se lui si trovò poco coinvolto per la storia del ragionamento e similari, o se perché anche lui sazio e contestualmente prosciugato. conoscendo l'intelligenza dell'amico daniele - in maniera diretta - ed avendo intuito - per inferenza logica da mezze frasi - della sua potenza con parecchio controllo [non invidio quasi mai nessuno. lui - in alcuni ambiti - è il quasi], propenderei per la prima ipotesi.

però poi, appunto, accadde. la prima fidanzata vera. fu all'inizio di autunno di un anno strano. in cui scoprii che tutto sommato qualche concessione edonistica me la potevo pur concedere. e soprattutto corroborata con il fatto di condividerla con il mio amico, assieme al quale mi attendevano viaggi che son parte della meta, esperienze, scoperte. tutte cose scoppiettantemente interessanti. che avremmo vissuto un po' assieme. o sulla sua nuova moto guzzi california [usata], o con il gtv alfa che stavo andando ad acquistare [usato].
invece venni a sapere che si era fidanzato. era arrivata una da torino che, quasi metodicamente, aveva pianificato la sua salita alle baite per saltargli addosso. così fece quella notte, e lui non si scansò. per inciso salì alle baite con un amico ed un'amica. io li raggiunsi a cose già fatte, per quanto non ne seppi nulla per qualche giorno ancora. ovviamente a me sfrucugliò l'ormone l'amica, una delle ragazze con meno seno abbia mai conosciuto. naturalmente lei mi rimbalzò da lì a poco. seppi per vie traverse che era cosa che era solito fare piuttosto raramente: rimbalzare un maschio, intendo. fui il raramente, appunto. ma magari su questo ci scrivo un altro post.

insomma, ricordo la sensazione di solitaria botta di gelosia che mi pervase. con immediato il contraccolpo di una tristezza molto saudade, che guarda con struggimento e rassegnazione il tramonto, quando ormai l'autunno ha preso possesso delle temperature. è un sole che non scalda più e che ti anticipa beffardo quel che sarà nel lungo inverno che viene.
gli mandai un sms di autocommiserevole lamentatatia, mascherata da autoironia, in cui gli ricordavo dei viaggi che ci saremmo potuti fare assieme. lui rispose con "accatta il gitivì, che l'europa ci attende".

io accattai il gitivì. però l'europa rimase in attesa. ed il gitivì mi servì prevalentemente per viaggiare da milano alla hometown, e viceversa.

lui visse la più importante storia che al momento ricorda - ultimissima a parte, ovvio. durò poco più di tre anni. mi disse che si erano mollati mentre tornavamo da un carnevale in svizzera: dal bere il latte all'andare a suonare con le bande preposte per.

ce ne sono state altre due - ultimissima a parte, ovvio.

con la seconda mi trovai subito a mio agio - ad interloquirci, ovvio. brava ragazza, generosa. non erano fatti semplicemente l'uno per l'altro. e forse ricordava, dal punto di vista della velocità di ragionamento, quell'altra morbidosa. lui se ne accorse probabilmente subito. trascinò parecchio la cosa. io nel mentre ebbi la possibilità di vedere le isole eolie due anni di seguito [generosa, era generosa].

con la terza son finito a manifestare un'antipatia conclamata - reciproca - come con poche altre persone mi sia mai capitato. roba che verrebbe da complimentarsi per la caratura del risultato [c'è amara ironia, ovvio]. roba da fastidio solo al pensarla. lei, un misto di percezione del sé iperbolica, mediocrità, chiacchiere e distintivo, supponenza e - che non guasta - discreto rigetto estetico [che poi, inutile dirlo, sconta il banalissimo fatto che se una ti sta sui coglioni, e che avvenente non è, ti sembrerà oltremodo [più] brutta].

ecco. tutto questo pippone di post perché di nuovo l'amico daniele pare essersi ri-fidanzato. pare che la selezione sia stata serrata, non mi meraviglierei pensare pure turbolenta. verosimilmente con passaggi profondamente biblici - mica l'ha perso il controllo della sua potenza.

a dirla tutta, quando mi annunciò si fosse sfidanzato con l'altra - [anche] con il mio prosit di giubilo - mi fece capire fosse già dannatamente in azione. lo guardai un po' invidioso, un po' perplesso, un po' rassegnato. e comunque specchiandomi nel dubbio: ma com'è che lui esce un po' titubato da una storia, vuol già infilarsi [figurativamente] in un'altra e non mi stupirei si stia già infilando [meno figurativamente], mentre io mi illudo di volerlo, tutto sommato mi ci infilerei pure io [a partire dalla versione meno figurata], ma a tutti gli effetti non lo faccio?
Com'è che a lui riesce tutto così fluido, nel maremagnum dei suoi millemilaimpegni, quasi a colpo sicuro, che è deciso di andar a costruire per qualcosa che si proietti nel medio-lungo periodo. ed io non riesco a schiodarmi da questa situazione asfittica, dove vivo con l'orizzonte di svangare la settimana?
cosa mi manca [oltre la potenza controllata, intendo]?

la vocina coachica mi ha dato la sua versione: semplice, schietta, lineare. non è così perché a tutti gli effetti non lo desidero, non è esattamente quello cui sto aspirando.

forse non c'è mica solo questo. anche perché altrimenti ci sarei già arrivato pure io. ed il fatto è che a 'sto punto di questo post senza avere la risposta, posto ne esista solo una.
forse ho paura.
forse desiderei la donna che mi prosciughi, e pure quella che lo faccia intellettivamente. quella per cui perdere la testa. quella che mi lasci gli spazi di solitudine, che tanto ho faticato ad imparare ad apprezzare. quella che riempia quegli spazi, quando un abbraccio è una cosa che salva la vita o le da senso, seppur solo in quel momento. quella angelicata e quella zoccola nel talamo. quella che sopporti i miei difetti e quella per cui non scappare per i suoi. dubito esista tutto questo in una sola donna. e soprattutto che mi compaia di fronte senza che io faccia 'sto granché per cercarla.
e forse sto cercando [anche] altro senso all'esistenza e non è detto che questo passi per una relazione: magari sì, ma magari anche no. e questa ricerca, fondamentalmente, mi distrae dall'altra metà del cielo. forse non mi sento pronto - posto che non lo sarò mai - anche nel senso di non sentirmi degno, proprio perchè sommerso dall'inquieto incedere a capire chi cazzo sono e che cazzo ci faccio qui: che sicurezza può dare un maschio lambda-dominante del genere?
cosa più o meno simboleggiata nel fatto riempia di scarabattole blog letti da due/tre affezionatissimi invece di andarmene a ballare.

davvero. non so.
di certo sospettavo che quando - a metà di aprile - l'amico daniele mi propose la vacanza estiva oscena, nel senso di farla camminando lungo un qualche percorso significativo, per un attimo mi son titillato l'idea. anche solo per il fatto di averci qualcuno con cui andarci in vacanza. ma poi ho dato un bel cinque al senso di realtà [noi, adolescenti nevrotici in corpi di ingegneri falliti, non stringiamo la mano al senso di realtà, gli si dà il cinque], e mi son fatto sovvenire che a metà estate l'amico daniele sarebbe stato tutt'altro che singol, con la necessità di aver qualcuno con cui vacanzeggiare. e difatti siamo a due terzi della primavera e il [facile] vaticinio si è realizzato.
non c'è più la fitta di quella prima volta, ovvio.
un po' perché me l'aspettavo.
anche se torno ad essere [un po'] più solo, visto che l'amico daniele convola verso lidi infilatori. ma non è la solitudine ad inquietarmi, come accadde ormai un dicreto numero di anni fa: anche perché ho imparato financo a starci a tratti bene, con la solitudine. quello che, al limite, mi perplime è tutto quello che non ho combinato per questo sacco di anni.
ed il fatto sia ancorato a quello che non cambia - anche in quell'ambito - come ineluttabile destino, o come teleologica presa per il culo.

alcuni amici dell'università dell'amico daniele [uno dei regali più belli potesse farmi, facendomeli conoscere] che hanno assistito alla sua muta lo canzonano dicendogli che ogni tanto lo preferivano  quando lui era ancora ghei [è che in fondo si è un po' tutti invidiosi dei suoi epta-orgasmi]. però visto che la transizione potenza-controllata è avvenuta allora, quando io ancora ero sopraffatto dai sensi di colpa se cedevo alla pippa liberatoria, che l'amico daniele si viva tutta questa nuova storia.
per la prima volta c'è di mezzo un'altra persona, oltre la nuova fidanzata: una bimba, piccola, e non sua, ovvio. vuoi vedere che è la volta più o meno buona? speriamo solo che lei sia un po' [tanto] meglio dell'ultima, con tutte le conseguenze che ne conseguiranno se sarà così.

io mi accontenterei già solo di questo, e che l'amico daniele sia felice quel che merita. tanto io da solo mi sa che rimango ad libitum. continuerò a cercare di capire che cazzo ci sto facendo qui e per quale cazzo di motivo. poiché la risposta non è solo una donna, figurarsi se ho abbastanza tempo o energia per una compagna [ed ora i sensi di colpa mi fanno una pippa - c'è un doppio senso, se non si era capito].

Thursday, May 19, 2016

in effetti quel colore così sui generis degli occhi

ma guarda un po'.
e chi l'avrebbe mai detto mi sarei trovato a scrivere un post su pannella. una specie di postico-coccodrillo.
un po' perché cosa c'entro io con panella.
un po' perché chi l'avrebbe mai detto che panella sarebbe morto.

me lo ricordo da quando mi ricordo qualcosa con quel suo fare tignosamente convinto, un po' l'espressione incazzosamente determinata. la bocca larga. il nasone arcuato. e quegli occhi dal colore fottutamente particolare, sui generis. come se un personaggio come lui non potesse che avere occhi così particolari. e me lo ricordo così da sempre, quasi come un'entità senza tempo ed ovunque nello spazio. un po' come la sua visione quasi onirica del partito radicale trasnazionale. e chi l'avrebbe mai detto sarebbe morto. nonostante e soprattutto essendo oltre gli scioperi della fame e della sete, l'idratazione con la sua urina, le provocazioni tetracannabinoli.

a dirla tutta non ho mai votato per lui. o per i radicali. e personalmente non ho mai sentito questo grande afflato nei suoi confronti. lui come persona intesa di personapersonalmente. è probabile mi abbia sempre un po' irritato il suo modo di porsi, di essere di percepirsi. come tutti gli egotici, del resto. quindi non l'ho mai amato, né seguito. da quel punto di vista, ovvio.

ed i passaggi a vuoto che, comunque, ha fatto in determinati ambiti mi son sempre sembrati come naturali conseguenze del suo essere quella cosa che non me lo faceva amare particolarmente. forse l'inevitabile necessità di allevare delfini, eredi, prosecutori e poi esserne così gelosamente spaventato da provare a finirli - politcamente, ovvio. e così ce li siamo ritrovati sparpagliati qua e là. e caso poco strano sempre in posizioni che erano tutto sommato lontano dalle mie. ed in più con quell'acredine mediocre da figlio che ha scampato le iree ferali di un padre egotico. e così grazie per i rutelli, i taradash, i della vedova, i capezzone.

giusto la bonino gli è sopravvisuta. ma stiamo parlando di qualcosa di tutt'altra specie ed altra tempra.

eppure. eppure. eppure.

nonostante tutto ciò mi vien da scrivere un post, nonostante tutto percependomi ammantato di un affetto che non mi sorprende nemmeno più di tanto. e non penso sia una questione di coccodrillismo. ma qualcosa che ho distaccatamente pensato quasi da sempre. e penso faccia il paio, in millesimi ovvio, all'approccio che lui ha avuto nei confronti degli altri, di coloro che non la pensavano come lui. in fondo era talmente pieno delle sue idee, delle sue battaglie e del suo ego che non perdeva poi tanto tempo a svilire l'avversario. semplicemente non lo considerava.

forse, di nuovo, per la ampiezza totalizzante delle sue idee, e del suo io. o le cose mischiate assieme. altro, mi arrogo la convinzione di concludere, non lo interessasse.

e quindi, politicamente, è stato un gigante. non penso abbia mai concepito l'essere politico [in quanto sostantivo e verbo] se non come colui che deve adoperarsi per una visione della società, e del mondo. senza altri o secondi fini. probabilmente non gli interessavano. l'ha fatto perché ci credeva, lo testimoniava nel suo modo tignosamente battagliero. e quando ne percepisci l'essenza di tutto quello sbattersi non puoi che lervarti il cappello - figurativamente - e ringraziare con sincerità.

e figurarsi che, in tutto quel coacervo di cose in cui credeva a testimoniava - e ce ne sono un bel po' che mi convincono poco -  ce ne sono state veramente tante che hanno fatto fare dei grandi passi avanti nella coscienza laica di tutto il paese: laica, che significa di tutti. nessuno escluso.

e se siamo una nazione decisamente più civile, con tutte le difficoltà i riflussi e le reazioni che ci provano [ossssssssseciprovano], è proprio grazie ad uno come lui. anzi, no: proprio a partire da grazie a lui. come non si può non sentirne un po' già la mancanza? un fottutamente grande servitore [dello spirito] della nazione. a suo modo e con il suo sui generis, ovvio.

e come ci è riuscito? sbattendosi per una vita per farci più liberi di scegliere. scegliere. che cosa radicale. [forse è per questo che, nonostante l'egostismo, sia stato un grandissimo altruista].

Tuesday, May 10, 2016

lettera semi-aperta alla ministra MEB [come casapound, stocazzo]

maria elena,

innanzitutto mi permetto di darti del tu. sia perché tu sei più giovane di me, ma soprattutto perché non credo tu abbia fatto poi 'sto granché per meritare di stare dove ora sei. né tanto meno, a mo' di piccola offesa alla meritocrazia, per il valore simbolico che tu - più o meno consapevolmente - rappresenti.

voglio essere chiaro. sono piuttosto lontano da quelli che pensano che una donna bella debba necessariamente essere stupida.

di più.

ci sono alcune foto che ti ritraggono - suvvia, sei una delle donne più fotografate in italia in questo momento - che di primo acchito mi lasciano senza fiato. dura un attimo, neh?. giusto il tempo di rimandare indietro la reazione emotiva che sfugge dalle gabbie del primo subconscio. credo che tu incarni il mio concetto archetipo di bellezza. roba che se dovessi chiudere gli occhi ed ascoltare il riverbero degli istinti più profondi mi suggerirebbero di condividere con te il mio corredo cromosomico. sì, insomma, il concetto semplicemente sublime di intuire il desiderio di avere una come te come madre dei miei figli. in potenza, ovvio.

ma dura un attimo, sia chiaro.

anzi. ti dirò di più, riguardo la tua bellezza che - in quel primo afflato - riesce a togliermi il fiato. credo che ti stiano usando, più o meno con la tua complicità. usino [abusandone] il tuo valore iconico. e a volerla dire proprio proprio tutta credo che il paradigma di fondo, lo sfruttamento della bellezza femminile, sia il medesimo del berlusconismo più triviale. è solo questione di differenze di declinazioni. se una pretesa di moderato riformismo, spruzzato di ottimismo acqua et sapone, si vuol dar d'intendere, cos'altro se non la madonna angelicata con quel mood di cosa nuova. [madonna angelicata che non credo sia del tutto sconnesso con il mio archetipo di cui sopra. e questo, a guardar con scaltrezza, si porta dietro un bel po' di significati].

sì. insomma. credo tu sia l'aspetto glamour dell'epifenomeno culturale del renzismo. bisogna vedere quanto riuscirà ad andare a fondo e a cambiare l'antropologia di quel mondo che ho sempre guardato con un certo rispetto, seppure senza riuscire a calarmi fattivamente. mondo che ora sento sempre più lontano, avulso, altro.

sarà anche per questo che tu sei una che più di tutte riesce ad infastidirmi, quasi epidermicamente, quando ti riescono alcune uscite - complimenti ai copy, tra l'altro. credo sia legato a tutto quello di cui sopra. forse giusto il tuo caro leader, quando regala le sua mimiche più sentite ad accompagnare i più interessanti volteggi acrobatici dei suoi copy, sa infastidirmi ancora di più.

per questo ho sentito salirmi un figanervosissssssimo fastidio quando ho letto di questa cosa qui. per una serie di ragioni, concatenate, che provo velocemente ad elencare:
  • il primo, più immediato, è che se pensate di convincere/[rmi] così a votare come voi desiderate, io sento puzza di plebiscito e, soprattutto, di presa per il culo
  • presa per il culo perché sento offesa un po' la mia intelligenza se la strategia retorica esce dalla sostanza ed entra nel manicheismo: e non m'importa se la boutade è stata ripresa veloce, se è una schermaglia all'interno del vostro partito. è il paradigma che lo alimenta che mi infastidisce. la materia è complessa, l'eventuale [probabile] vittoria del sì cambierà in maniera importante le regole di base. e le regole di base sono quelle che con cui - verosimilmente - vincerà e governerà il mio avversario politico, un domani. su questa base vorrei riflettere e domandarmi: mi sta bene? e sulla base di questo votare. non sulle mistificazioni [come ad esempio che è il bicameralismo perfetto a rallentare l'azione legislativa, e/o inibirne le spinte modernizzatrici]. né tanto meno alle equiparazioni banalizzanti.
  • sì, banalizzanti. perché potrà pur capitare che io metta la croce dalla stessa parte che la metterà un fascista di casapound. ed il fatto che io faccia questo non mi avvicina per nulla ad uno come questo [uno che - non si può mai dire - potrebbe vincere domani, e governare con le regole che si stanno definendo]. ma io sono tutt'altro rispetto ad uno di casapound.
  • ... e se forse c'è un aspetto che proprio faccio fatica ad accettare era di avermeli sospinti così vicno, quelli di casapound. siamo di mondi diversi. non mi piace votare come loro, per il semplice fatto che fosse stato per i loro nonnetti in orbace, col cazzo avremmo avuto questa Costituzione.
poi, naturalmente, se devo guardarmi le spalle, oltre che davanti, me ne farò una ragione. non sarà semplice, ma quanto meno ci proverò a tener botta.

fino a quando, o MEB, forse sarà soffocato quel principio, dura un attimo, che tende a togliermi il fiato. resta da capire se perché mi sarà diventato tutto così venefico, a veder funzionare i vostri paradigmi. oppure se saremo riusciti ad andare davvero oltre, a tutti quei paradigmi. nel caso, potessi scegliere, sceglierei la seconda.

Tuesday, May 3, 2016

possono i diritti umani farsi festival?

sono stato, toccata et fuga, alla prima giornata del festival dei diritti umani.
ne ero venuto a conoscenza, poiché ascoltai alla radio lo avrebbe diretto danilo de biasio. che poi sarebbe il primo direttore di quando ho cominciato ad ascoltare la radio in un certo modo. quindi, da un certo punto di vista, il mio primo direttore.
è uno che è una specie di re mida delle iniziative culturali. riesce ad organizzare cose spaventosamente fatte bene. credo che alla radio lo radiarono [la crew di radiopopolare deve essere qualcosa di devastantemente complessa da tenere assieme: si dibatte su tutto] perché, probabile, non era pragmaticamente un efficacissimo. d'altro canto è uno di quelli che culturalmente ed intellettivamente mi è sempre parso tra i più dotati.
comunque.
a parte de biasio.
era in triennale. che poi è una specie di quartierino della merenda della domenica pomeriggio solitaria quando rimango in città. e rimango solo. solo che non merendo fisicamente. però mi immergo in una qualche esposizione.

insomma.
la curiosità precipua era questa. poi, per carità, i diritti umani. roba che riluceva nei miei miti, quando pensavo avrei cambiato il mondo. l'illusorietà giovanile [devo ri-discuterne con odg. perché intuisco una bonaria critica da parte sua in questa ideologia [un po'] fuga dal principio di realtà].

quindi, appunto, il festival dei diritti umani.

ma si può farne festival?
per quanto non è mi sia posto più di tanto il dubbio psicopipponico. ci volevo andare, anche solo una scappata. anche solo per dirmi: ci sono passato. non ho capito benissimo - psicopipponicamente - perché volessi esserci. però volevo esserci. non è che tutto deve venir su, al vaglio della razionalità analitico-psicopipponica.

poi sono entrato in sala. in ritardo rispetto all'inizio. ma era tutto questo piuttosto previsto. volevo esserci, appunto. senza domandarmi troppo il perché.
sono entrato. stavano parlando due eminentissimi speaker. ho cercato con lo sguardo de biasio, che non ho intraviso. c'erano due ragazze sul palco. una pareva l'inteprete. l'altra era il soggetto precipuo della discussione: una donna stuprata dalle orde dell'isis. aveva già parlato, verosimilente.

peccato. l'avrei ascoltata volentieri, ma sarei dovuto arrivar prima. ho cercato un posto. ne ho adocchiato nella prima metà della sala. ero si sguincio rispetto alle ragazze. l'interpete parlava all'orecchio dell'altra che ascoltava con lo sguardo verso il basso, il viso in direzione normale a come la vedevo io.

finiscono di parlare. applausi di circostanza. chiedono se ci sono domande. le prime tre sono pipponcini dove uno deve esporre le proprie parole curate per ribadire concetti già discussi. e far mostra di quanto parla curato o con idee che reputa originali. solitamente non c'è mai il tono ascendente della domanda, alla fine della frase. difatti.

poi una signora fa una domanda: "cosa possiamo fare, noi, concretamente, noi persone "normali" nella vita "normale" di tutti i giorni?". sembra banale. ma non lo è. la signora è tra le prime file, è in linea tra me e lei, la ragazza cui è rivolta la domanda. quindi quando lei risponde è girata verso di me.

e a quel punto che la vedo veramente in viso. e realizzo veramente la cosa. che lei, nadia murad, e me c'è solo fottutissimo grado di separazione tra la mia vita normale di frustrato fortunato e l'apoteosi del male che è quella merdosissima cosa che si chiame daesh - come lo chiama lei, lo riconosco quando lo pronuncia senza bisogno dell'interpete. roba che prima leggi, guardi in tivù, ascolti considerazioni ovattate di quelli che più o meno hanno il culo al caldo e al riparo [per quanto, invero, qualcuno l'ha in effetti anche esposto]. nadia ha uno sguardo che racconta tutto. non c'è bisogno di dilungarsi in altro. lo sguardo racconta tutto. roba che percepisci sei a meno di un grado di separazione dell'apoteosi del male che è quella merdosissima cosa che si chiama daesh. è tutto in quello sguardo. che si è "salvato". e racconta. è la tristezza totale di un altro genocidio. che è tristezza totale non perché questa volta sono gli yazidi, ma perché è genocidio. ma è tristezza resiliente, che non si sconfigge. e che racconta, appunto. e per il fatto racconti comincia a vincere. anche per il semplice fatto che sa che daesh sa che nadia sta raccontando. esattamente una delle cose che daesh non vorrebbe.

quindi sì. si può farne festival. per raccontare, che è un modo per non far morire: appunto.










[ed ho probabilmente anche intuito perché volevo esserci, anche solo in maniera "simbolica". forse la sintesi del desiderio di cambiare lavora in maniera un po' carsica. senza che io me ne renda totalmente conto]