Sunday, March 6, 2016

piccola psicopippa del sabato sera [solitario, ovvio]

a mezzodì, o giù da quelle parti, mi è sovvenuto che il sabato mattina era passato senza mi calasse addosso il velo nero dell'orizzonte fosco e senza speranze del nostro domani odierno.

sono piccole conquiste, quando non addirittura soddisfazioni.

poi ho consumato nella vacatio il pomeriggio e tutte le gocce di pioggia che son venute giù copiose. senza troppo affannarmi del fatto mi stessi inborzolando in una solitudine fatta di ore volate. senza che ne pigliassi una per le corna, a decidermi di far qualcosa.

poi, mentre mi recavo a far la spesuccia, mi è di nuovo sovvenuto il senso del: ma che cazzo sto combinando della mia esistenza? ora son lì, in quel posto mezzo venefico, ma è come se mi fossi abituato. che poi potrebbe voler dire pure mitridatizzato a mia insaputa.

e quindi non capivo se, tutto sommato, non sia un bene riesca a sintonizzarmi - finalmente - così con il senso di realtà. oppure se, dal senso di realtà, non sia stato catturato, intruppato e normalizzato: roba che non scalcio più, quindi ovvio che ora tutto pare così serenamente conforme. non servon mica più i veli neri sull'orizzonte del nostro domani odierno.

[eppur, qualcosa non mi convince. oltre che a sentirmi strutturalmente non arrivato da nessuna parte. che ora non mi venga neppur più di andare?]

[che poi uno pensa, riflessivamente di sé medesimo: ma se sei così messo il sabato sera, non è un bene per l'evoluzione della razza mana che non ti sia riprodotto?]

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