Thursday, February 25, 2016

pezzottatissimi mediocri, nemmeno sui diritti riuscite ad evitar di essere quaquaraquà

sono inevitabilmente single, consapevolmente eterosessuale. quindi due gradi di separazione lontano ad un interesse pragmatico al vedere approvata una legge che farebbe recuperare un paio di decenni a questo pezzotatissimo paese. recuperare per quel che concerne i diritti delle persone. normando situazioni che, di fatto, sono realtà da tempo.

nell'idealità di veder riconosciuti i diritti di altri - da me - potrei financo calarmi nella pragmatica che qualcosa, finalmente, viene legiferato. la relatrice ha esordito in senato dicendo che "l'italia, da domani mattina, non sarà più l'ultima in tema di diritti civili".

eppure sono tutt'altro che soddisfatto. anzi sono moderatamente incazzato e, se possibile, un po' disgustato. nonché mi sento un po' preso per il culo.

questo perché anche a 'sto giro sono riusciti - più o meno tutti [non tutti, suvvia, ma troppi, in troppi] - a dimostrare ed acclarare la loro penosissima mediocrità. annaspando tra l'incapacità di portare avanti in maniera disinteressata e morale una questione, di nuovo, di civiltà dei diritti, e meri calcoletti di sputtamento dell'avversario politico, tatticismi pelosi di gente piccola e dignità à la carte. di nuovo: non tutti, ma in tanti, in troppi.

la banalizzante mediocrità di una classe dirigente, sineddoche della pochezza di questo paese pezzottato. l'immeritocrazia che riesce a confezionar capolavori di inettitudine civile. quando non sono eterodiretti, a colpi di canguri o fiducie, sbandano [in tanti, in troppi], senza riuscire a sintetizzare qualcosa di nemmeno lontanamente degno da poter consegnare ad un'idea di futuro.

futuro che se ne fotte e che procede e che è già arrivato, nonostante la pavidità etica di costoro, in tanti, in troppi.

mi sento preso per il culo a sentir annunciare tronfiamente che è una pagina storica e che ha vinto l'amore. perché eravamo talmente indietro che qualsiasi cosa abboracciata sarebbe apparsa, appunto, storica. e invece sono riusciti a far di peggio.

tanto da far sembrare un gigante uno che fino all'altro ieri era lo scendiletto di berlusconi, ed ora annuncia di aver fermato un'operazione contronatura. parole trombonanti e di una retorica viscida, imbarazzante, che saranno spazzate via, come le istanze che propugna per gonfiarsi il petto. costui, costoro, diventeranno minoranza: da ora che se ne stanno [o credono di essere] al caldo adiposo del ventre molle della maggioranza. e il paradosso è che sarà minoranza che è giusto tutelare. e sarà questione di diritti portare avanti le eventuali norme per proteggere costoro. si spera che, per allora, non sia più fatto come l'incedere mediocre di masse di quaquaraquà [in tanti, troppi].

Thursday, February 18, 2016

il faber, robbbbbbertttobbbbaagggio [per non dir di enzo ferrari] e poi, eccheccazzo, pure io.

partiamo dalle cose meno liete: invecchio. ed il tempo fugge via, fottuto. che mi scorre tra le dita, come sabbia finefine. e mi sento in ritardo su tanto, e oltre il limite massimo consentito per [tanto] altro.

poi ci sono le cose più liete: accumulo esperienza. che poi è quella sacca piena di cose che ti permette di osservar con [molta] più cognizione di causa il tempo che che fugge via, fottuto. e scorre tra le dita come sabbia finefine.

difatti la menatia di capirci qualcosa è sempre stato il mio cruccio. ho pensato [anche] a questo quando ho visto la foto che matreme - scatenata - ha pubblicato nel soscialnetuorche. la foto donde mio padre giovane, decisamente più giovane di me adesso, mi tiene in braccio. dove non si può notare quanto fossi discretamente vitellozzo. perché poi, uno ci pensa poco ma è da lì che si parte. da dei genitori con 'sto fagotto in mezzo, che mica lo sanno quanto sarà fottutamente complicato esser genitori. figurarsi di un figlio rompicoglioni con la menatia di volerci capirci qualcosa sempre e comunque [non mi son distratto, né è un refuso: volerci capirci].

in ogni caso: son piuttosto lontano da riuscir a metter la testa a posto. e non è solo una questione di capelli forastici, che si si pettinano a fatica, e che ormai, ribelli, crescono un po' come gli viene.

per quanto, piccolo regalo genetliaco che mi son fatto, è scomparsa l'ansia di questa giornata. roba che nemmeno troppi compleanni fa, anzi. quella cosa che mancava [figurativamente] il fiatone all'approssimarsi della giornata. e poi la sera, a giornata andata, un non so che di malinconica tristezza che non era più. dissociazioni così.

ed invece, a 'sto giro, nulla di tutto ciò. sarà l'esperienza di cui sopra. saranno le famose contingenze, che contingentano tutto sommato in modo più sereno. sarà che è andata così, e sono garrulo di coloro  che, in un modo o nell'altro, si sono più o meno ricordati di me. perché quella cosa lì, quella specie di vicinanza, è sempre cosa bella. anzi, forse è l'unico senso - più o meno metafisico - al fatto di esserci, qui, cominciando dal giorno che genetliaca oggi. l'istanza di esserci per alcuni e che alcuni ci sono sono per te, ognuno a suo modo. financo chi non si è ricordato. o semplicemente non sapeva [più].

insomma, queste psicopippe genetliache qui.

intanto me ne vo' a dormire un po' più contento. e con quel briciolo di esperienza in più. [la saggezza, al limite, è per chi non ha i capelli forastici].


 

Thursday, February 11, 2016

vibrami, vibriamo di spazio tempo

l'amico luca mi ha sollecitato la psicopippa cosmologica. che è tutto un vibrar di sensazioni che da una parte non contiamo un cazzo, nell'economia dei miliardi di anni e miliari di miliardi di miliardi [dieciallaventisette, se si perde il conto] di galassie. però è una ficata scoprir [cito] che "più evolvono le nostre tecniche di esplorazione del cielo, più avanziamo nel passato". più si guarda lontano e più si guarda indietro. è tutto un nesso [anti]casuale che si rivolge nella direzione opposta alla freccia del tempo. che poi significa quella che determina l'aumento inevitabile dell'entropia. che poi significa che ho le rughe anche quando non sorrido [e nel dubbio, non sorrido, e la facciamo finita così], oltre che i peletti bianchi della barba: questo nonostante non conti un cazzo nell'economia del cosmo. io e tutti gli altri, ovvio, non è una questione di calimerismo.

comunque.

a me 'sta cosa delle onde gravitazionali mi ha titillato la fantasia assaie. un po' perché son più sicumeriche degli oroscopi, nel senso di influenze da corpi celesti. anche se propriamente non costellazioni tutto sommato vicine, ma buchi neri a una miliardata di anni luce. il fatto che noi si vibri ed il nostro spazio tempo si allontani e/o si avvicini, come un tremolio appena percepito: ma cazzo, a causa di una cosa che se ne sta a 9.46dieciallaventuno chilometri, avvenuta 30dieciallaquindici secondi fa [cazzarola, in tutto 'sto tempo, quanti post psicopipponici potrebbero venir fuori, e chissà quante zompate tachiorgasmiche: non necessariamente in quest'ordine, ovvio]. e che sagacia ci sia voluta per capire che avrebbero dovuto esserci, questi battiti spaziotempici. oltre che la fantasia perversa di costruir qualcosa in grado di intercettarle, questi fremiti d'ala del concetto di spazioetempo fusi assieme. un brillamento sussurrato della tramacontinua che è ovunque che ci avvicina di un niente e di un niente ci allontana. un baluginio. una cosa simile alle lucciole che torneranno, come l'estate: per quanto non conti un cazzo nemmeno l'estate, nell'economia dell'universo, che tremula lontano, vibrando a tratti per sempre. fintanco che esisterà il sempre. [che è un concetto dinamico pure quello, a 'sto punto].

ci siamo dentro. vibriamo. con lo spazitempo ondeggiante. mi perdo, solo nei pensieri: con piedi e soprattutto testa che danzano, armonicamente ad avvicinarci ed allontarsi.

soprattutto, devo ricordarmi di metterci dentro un po' di tabacco prima di rollare... [che poi è vibrazione ripiegata su se medesima, come un collasso puntual-circolare dello spaziotempo].

Monday, February 1, 2016

faaaaaacccckkkkooffff, vvvuinter [giù la maschera, febbraio, non velarti che sei più luccicante di quel che sembra]

peraltro io non sottovaluterei la capacità che ha febbraio di cominciare a svernare. non si parla, necessariamente di temperature, che può portare ancora a dei cazzo di gran freddi. ed in fondo, con la mitezza di questo di inverno, non ci sarebbe da lamentarsi più di tanto: tutt'altro.

no. no. dico in termini di riconquista della luce. è che ormai si è fuori dal nodo gordiano del solstizio, che poi significa sole fermo. e quindi i nodi di albe e tramonti cincischiano attorno a quel minimo, e poi mica si prendono tutta 'sta briga di spostarsi ad allungare la giornata: che è sempre una questione di luce che manca.

poi, quasi di colpo, i tramonti si spostano verso nord. certo, certo: si comincia dalla metà di gennaio in poi, e chi vuol negare l'evidenza. però sono questi i giorni dove l'effetto comincia a consolidarsi, dove la percezione si fa più netta e sarà così di qui in avanti.

ed è questa specie di soddisfazione, un po' vestigiale e un po' no. senza clamori o cose roboanti. è cominciar ad assaporar le cose che cominciano a venire, tipo l'antivigilia del dì di festa, ad essere un po' scontatamente leopardiani. un po' la saggezza, o semplicemente il riconoscere un pattern che si è già visto, e quindi sai che torna. o forse il sapersi cominciar ad accontentar delle piccole cose, che poi sai che vengono. oppure, a vederla col lato destruens, di essere talmente alla frutta che ci si attacca anche a questi virgulti. o forse, tanto per cambiare, un po' tutto questo messo assieme.

però, a farci caso, son questi i giorni dove comincia veramente a far scuro un po' più tardi. e lo si sente vibrar sulla pelle. lo si percepisce nel baluginio che ti si scatena dentro, colpiti da più fotoni fuori. e vien da dire - senza nessuna questione personale, ci mancherebbe - fuck-off winter [ce l'abbiamo fatta anche quest'anno].