Sunday, September 27, 2015

queste specie di re-inizi alla fine di settembre

due anni fa come in questi giorni si chiudeva l'ufficio. l'ultimo giorno che vi ci andai a recuperar alcune delle mie cose mi sentii pervadere da una specie di gioia. una cosa tipo liberazione. quelle piccole epifanie lungo viale legioni romane. sentivo che si chiudeva un qualcosa di poco positivo. però ero financo vicino ad un concetto di felicità. ricordo che volli condividere quel momento con l'amico luca, mentre guardavo calar il sole, per l'ultima volta, in quella fottuta e claustrofobica stanzetta. c'era qualcosa di struggente, di fuggevole: come la luce che imporporava il palazzo di fronte. me ne andavo da quel posto. ero un poco più libero. non avevo ancora realizzato del tutto quanto gli altri fossero due zavorre. non che non me l'avessero già suggerito, o suggestionato. anzi, ne era nata pure un'assurda discussione. assurda per il fatto che ora la cosa mi appaia così acclarata. ognuno ha un po' i suoi tempi.

comunque. chiudavamo l'ufficio ed io intuii che qualcosa di importante era successo. e che avrei potuto fare un sacco di altre cose, nel mentre portavo avanti la baracca e la sempre più pezzottata aziendina. pensai addirittura di chiedere ad un paio di amiche come vedevano l'idea di posar in foto di nudo. "perché non provar anche quello?" mi chiesi.

non feci nessuna foto. non riuscii a far quasi nulla di tutto quello che mi ero titillato. ritrovai il piacere-peso di lavorar da casa. creativamente ad inventarmi i modi per non dar fuori di testa.

poi di lì a qualche mese non solo realizzai la storia delle zavorre. ma si sgretolò un po' tutto il resto. fui sul punto di mandar tutti afffffanculo, con tanto di insulti di cui avrei dovuto poi chiedere scusa. iniziarono mesi piuttosto bui. affogato nel rovello di cos'altro avrei potuto fare. con un sacco di dubbi verso tutto e molta apatia verso troppo.

davvero. periodo di merda. e completamente con le finanze sminchiate.


un anno fa come in questi giorni, un lunedì mattina, decisi che quel contatto, quel compagno di corso così tanto in carriera, quello che ne aveva passate, ma ne era sempre uscito meglio, colui cui mi vergognavo un po' raccontar il mio fallimento, quello che pensavo fosse sensato sentire almeno già da qualche mese, quello che già mi aveva fatto lavorare in passato: sì, era il caso di chiedere a lui. anche solo per dirgli: sono di nuovo in circolazione.

è un po' come la storia del chiodo in "novecento". quello che regge il quadro. all'improvviso, senza dar preavviso, cede. e vien giù tutto. vvvvvramm. quel lunedì mattina gli mandai un sms. vvvvvvraammm. finiva con "appena riusciamo ti spiego".

mi chiamò quella sera. mi aveva giusto pensato quel mattino. prima di ricevere l'sms. credo, nel mio fottuto razionalismo, che le coincidenze siano solo - appunto - coincidenze. però quella, di coincidenza, mi aiutò a raccontar con molto meno peso, il perché del mio ri-farmi vivo.

mi butto lì un qualcosa di molto sporadico, ma che poteva iniziar subito. non mi parve qualcosa di così entusiasmante. ma era un qualcosa. ed in fondo c'era financo da scrivere. "ne parliamo davanti ad una birra", ci promettemmo.

e davanti a quella birra ebbi la mia piccola epifania. il baluginio in fondo al tunél. tornar a far il libero professionista. differenziare attività e clienti. a milano. fu un attimo. il momento più felice di tutto quell'anno complicato [al netto di altri piccoli acme]. perché nella nebulizzazione delle cose che potevo fare se ne era, finalmente, congrumata una. e si poteva passar al fare, oltre che ipotizzare. e perché la naturalezza che percepivo in quella scelta significava che avevo come scavallato. avevo cominciato a smettere l'onta del fallimento e del non esser "degno" di trovar clienti. ma di potermi porre davanti a costoro e con convinzione propor loro il mio tempo, le mie capacità, prestar loro, la mia intelligenza.

per uno con ontologici problemi di autostima son conquiste mica da ridere.

poi arrivò, d'un tratto la proposta: analista, consulente a tempo pieno, una dipendenza mascherata e tutto quello che ne seguiva. a partir dal fatto non poter più disporre del mio tempo. e finir, di nuovo, sotto un qualche "capo" che - già lo sapevo - difficilmente si sarebbe rivelato all'altezza.

però c'era la possibilità di uscir dallo sminchiamento finanziario. fattura tutti i mesi. e pagamento assicurato. fieno in cascina. possibilità di rientrar coi debiti con matreme [la mia personalissima nevrosi]. ed avrei ritrovato il mio amico omar.

accettai, con molto timore. ma con l'idea di giocarmela. anche solo per [ri]mettermi alla prova.

sono seguiti - e seguono - dieci mesi tecnicamente duri, molto duri. un po' perché poi alla fine i lavori son diventati due per troppe settimane. un giorno di vacanze. ambiente venefico. la qualità della vita in picchiata. troppo impegnato a. nemmeno il tempo né il desiderio di goderseli un po' quei due spicci che potrei ora pur spendere. perché fatturo, assssì se fatturo. e forse ho financo imparato a scoprirmi molto più abile di quanto immaginassi in ambiti non solo tecnici.

è la dicotomia di questa esperienza. è molto positiva e ne ho una specie di rigetto continuo.


in questi giorni sento la nausea montare. come non mai. ma non è più nemmeno rigetto. è la sensazione che forse è il caso di far cambiar qualcosa. anche alla luce delle [auto]scoperte di questi mesi. domani inizia una settimana in cui, oltre la fattura di fine mese, cercherò di capir meglio questa sensazione. se è come la storia dell'irreversibilità dell'entropia e siamo allo sb[r]occo finale, lungo quel che servirà. oppure se è riassorbibile: quindi poter pensar di starmene buono ancora per qualche mese e fatturare.

sento le rotelline girare. la pulsione proattiva a cominciar a ragionare in altri termini e possibilità. e - paradosso per paradosso - proprio in questi giorni in cui il brio esistenziale pare essere essersi evaporato. tipo la birra lasciata in frigo, aperta, per giorni.

sono curioso. vediamo che suggestioni ne verranno fuori [tanto, di scopare, non se ne parla nemmeno questa settimana, uichend incluso].

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