Sunday, July 19, 2015

per quanto pare, dico pare, che non me lo sposteranno il cervino

avrei dovuto/potuto godermi il fresco della val d'aosta, questo uichend che va a chiudersi. non l'ho fatto per una serie di incrocchiamenti interiori, tanto per cambiare.

oltre al mancato piacere della compagnia che mi sono [auto]negato c'è anche il piccolo lembo di effetto collaterale di non aver assistito, da appena lì sotto, ai festeggiamenti per i centocinquantanni dalla prima scalata del cervino.

"comunque lo ritrovi lì dov'è ora, la prossima volta che vieni. noi non lo si sposta.", si è premurato di rassicurarmi l'amico luca.

quando ci son di mezzo le ere geologiche bisognerebbe andarci piano con le psicopippe. che, invero, hanno ricominciato a sgorgarmi dentro. [e il fatto ora posti cone meno frequenza non significha che l'atto analitico-masturbatorio-celebrale si sia ridotto. semplicemente lo lascio prevalentemente correre, e non l'afferro per incastrarlo in un proluvio postico].

ed ho pensato, va detto con relativa modestia, alla maestosa para-eternità del cervino che ragionevolmente fa da contraltare alla mia meta-nevrotica-inquietudine. che il cervino è sempre là. ma ho spesso la sensazione di rimaner fermo a lagnarmi sul mio ombelichino: che cambiano le consapevolezze, ma quando si finisce nella buca - piccola, grande, media - è come se ci si trovasse di fronte la sempriterna salita per venirne fuori. e quindi potrei andar a pigliar a caso post di uno-due-tre-quattro-cinque-sei-sette-otto-nove-dieci anni fa, ma qualcosa di simile missssssà che lo pescherei. con tanto di gratidudine all'amico luca e l'amica liude, che mossi dalla umanacausatitudine di me medesimo, mi regalano la possibilità di trascorrer di staccar assieme a loro. poi ogni tanto bigio, ma tant'è.

la cosa che mi ha lasciato peraltro perplesso è che poi, magari, ripenso ad altri momenti omologhi. ed ho come la sensazione che stavo meglio allora. quando ovviamente pensavo che stavo meglio prima. quando mi sarà sicuramente capitato di pensare che stavo meglio prima ancora.

insomma. una catena di felicità anticausale così.

al che mi viene da pensare che, se indubbiamente c'è l'effetto curve nella memoria [cit.], dall'altra c'è qualcosa che mi sta scivolando via, come provar a pigliar la saponetta bagnata: provar ad afferrarla con le mani e... fiuccch... schizza via verso l'alto.

memoria agrodolce di quel che è passato, anche se poi non posso non ricordarmi di quanto stessi di merda, in alcuni di quei passaggi.
qualcosa di indefinibilmente e vagamente simile ad una specie di speranza ovattata e sottaciuta per il futuro.

è il presente, cazzo. è sul presente che dovrei lavorar un filo meglio. il presente. senza pensare che il cervino sarà sempre lì, ma poi si erode e/o si sposta pure lui. si tratta solo di essere un po' più lesti. anche perché, fortunatamente, non ho a disposizione le ere geologiche. [sai che palle scrivere post per qualche altro miGlione di anni. e soprattutto, quei tre che [ancora] li leggono].

Tuesday, July 7, 2015

ri-genetliacommmariano [o omaresco]

in effetti ricordavo di averci già scritto. sul genetliaco dell'amico omar, intendo. tanto che sono andato a ricercarmelo indietro nei post, negli anni, nell'evoluzioni del divenire. e quindi l'ho ritrovato. va detto che è passato un lustro, che per certi aspetti sembra ieri, per altri è stato veramente un bel pezzo di vita.

non foss'altro che mi sento una persona diversa. perché non credo poi tanto di esserlo, diverso intendo, ma mi percepisco in altro modo. e il resto viene di conseguenza, fino a debordare sulla sensazione dell'essere.

ma d'altro canto mica devo parlare di me. no? ma dell'amico omar. che oggi fa il genetliaco. e che genetliaco, a dirla tutta. per quanto la chiosa sul com'eravamo non è mica per un tic solipsistico. ma anche per attaccarci quel pezzo di considerazione che sì, siamo tutti percettivamente diversi. però mica cambia tanto il desiderio di scrivere un post per l'amico omar, genetliaticante in questa giornata da boccheggio di principio di luglio. desiderio e financo piacere, ovvio.

insomma, quelle cose che non passano e che inoltre si rinnovano.

poi vabbhè, magari uno non li scrive tutti gli anni, i post genetliacanti. e magari il genetliaticante magari ringrazia pure, che lo si scampa dalla lettura più o meno d'ordinanza. però quest'anno mica potevo negarmelo questo piacere. un po' per il genetliaco tondo, decisamente tondo. che poi lui si vede nel mezzo del cammin, quindi ha le idee belle chiare al riguardo. un po' perché siamo tornati più o meno ad esser colleghi, come accadeva una bella miGlionata di anni orsono. oddio, colleghi, diciamo che là dentro lui è uno che [meritoriamente] conta. io sono un po' l'ultimo dei peones, con la mia fibbietta bianca e la sensazione di precarietà suadente. per quanto se sono finito là dentro, nonostante tutte le mie titubanze iniziali, è anche perché ad un certo punto mi disse "se non accetti, sei un pirla". ho accettato, mi son preso qualche soddisfazione [e continuo a fatturare], sto ricominciando a prendere le misure di taluni cose. poi quando la precarietà là dentro si concretizzerà con la possibilità di andar oltre lo dirò per primo a lui. questa volta non sarà una fuga, come accadde quella migLionata di anni orsono: quando lo dissi a lui, per primo, che andavo a far l'ingegnere vero [a pensarci oggi mi vien da ridere a quanto fossi ingenuamente illuso].

ma tant'è.

che poi è lui oggi a genetliaticare. ma a dirla tutta l'amico omar me l'ha fatto lui di recente, più o meno involontariamente, il regalo. quando mi sono letto [nel senso di participio passato di leggere], citato, nella sua tesina di analistatransizionalista. quella discussa il giorno prima della milanomarathon. che sono andato ad attenderlo sul traguardo ed ovviamente mi son emozionato vederlo arrivare. va detto che, tornando alla tesina, mi son letto citato per massima verosimiglianza. cioè: credo di esser io, ma me la gioco con una confidenza dell'85-90%.
ecco, un po' quel corso lì, quello che lui racconta con molto proud. quello che ho la vaga sensazione gli sia servito a tirar fuori con analiticità quello che ha di bello dentro. e tutto quel potenziale che intuii quella miGlionata di anni fa: nonostante fossi decisamente più autosottostimante di oggi, nonostante pensassi all'inizio di stargli sui coglioni. una specie di affinità cazzaro-elettive. quel corso e quella voglia di rimettersi un po' in gioco, un po' in discussione. quello che se la corsa è il modo di raccontarsi la sfida, gestire dolore e fatica, per il groppo in gola di arrivar al traguardo, quel corso è il tappeto armonico di base su cui costruire la serenità di relazione, e carpirne tutti gli addentellati. ed osservare con quell'accenno di sorriso ghignante il presente, con tutte le maratone più o meno figurate che uno ha corso. una roba da "pulènta e galèna frègia".

io sono ignifugo all'invidia. almeno questa menata me la sono risparmiata. ma mi piace pensare di poter far un patchwork di talune altruità. tipo agguantar furtivo - figurativamente - delle caratteristiche, dei tocchi, delle ispirazioni a qualcuno [per quanto, va detto, piuttosto pochini]. ecco, sì. a lui proverei a desiderare quel sorriso appena accennato. è non è propriamente avere quel solco lungo il viso. ma l'idea, anche, che c'è un traguardo là in fondo e sapere financo qual è. e può essere ancora cazzo lontano, e può essere cazzo dura arrivarci. ma se lo si pianifica poi vedi come lo si raggiunge. il dolore passa. è il proud che rimane.

ecco. una cosa così.

vedi che in fondo l'amico omar se l'è già fatto anche da par suo, il presente genetliaco...

e comunque per quanto saremo pure un po' cambiati dentro e fuori [anche se fuori io continuo ad avere i capelli lunghi e mossi, a te continuano a non ricrescere] mi piace augurarti sia un bel genetliaco. e che possa godertelo tutto, caro amico omar.