Saturday, June 27, 2015

veriiiipppraud [una volta avrei scritto di] [post logicamente autocontradditorio]

son tempi strani, però strani in maniera stranita rispetto agli altri. quanto meno per il fatto non riesca quasi più a scrivere su questo blogghettino [ancora] più della provincia denuclearizzata. come se pensassi di pensare cose talmente poco pregne, che tanto mica val la pena perderci altro tempo.

ad esempio.

oggi sono andato al pride di milano. robetta con qualche convenuto. che poi non si chiama neppure più gheiiipraid, forse per dargli un appeal meno contravvenente il mainstream mediatico. che dire gggheipraid, magari uno ha un sussulto, mentre dire milanoppraid suona politicamente più accettabile.

e comunque pensavo, mentre vedevo svoltare il corteone antropoligamente sui generis da via pergolesi [musicista] a corso buenos aires - svoltare a destra, peraltro, ma la topologia dei tracciati se ne fotte delle svolte simboliche.
insomma. pensavo. e pensavo che una volta, ai bei tempi [tempi blogghici intendo, perché in fondo mi sentivo un fallito ironico anche allora, ottimisticamente disperato] non avrei avuto dubbi che avrei scritto un post. ed anzi lo avrei proprio scritto quasi in maniera inevitabile. mica come ora, intendo.

a dirla tutta ai quei bei tempi non so nemmeno se ci sarei andato al pride. non per avversione, figurarsi. però, ecco, forse sarebbe stato un po' troppo l'imbarazzo non si sa bene per cosa, o per come, o perché. però forse mi sarei sentito timidamente altra codina della gaussiana, in quella campana a suo modo pride-riferita. e comunque non credo proprio ci sarei andato con la naturalezza con cui ci sono andato oggi. non che debba esprimere chissà quale orgoglio, figurarsi, fallito come mi percepisco. ma come esercizio per non rimanere incagliato nel personalissimo ennuì esistenziale, in cui pervicamente alcuni dei miei coinquilini vorrebbero rimanessi. per rimuginare sulle occasioni perse, le scelte sbagliate, gli errori commessi, il tempo scivolato via che manco momo ed i cazzoni degli uomini grigi e compagnia cantante [colonna sonora, peraltro, di angelo branduardi, nella versione filmica].

e se comunque ci fossi andato, allora, durante i bei tempi blogghici, avrei scritto che c'era un sacco di gente semplicemente garrula, contenta. e che facevo un po' contraltare al mio mezzosorridente malumore. e che l'umanità tirata così a lucido nella propria eccentricità non poteva che far sorridere per il fatto di sentirsi bene, loro, là dentro.

sì. certo. poi avrei scritto di alcune cose decisamente stravaganti. com'è peraltro lo spirito dei pride. che è carnascialesco anche in onore dei fatti di stonewall.
avrei scritto, che ne so, che quest'ostentazione di questi corpi orgoliosamente depilati, lustrati, strassssssati, palestrati, abbronzati, oliati apparivano olisticamente coerenti: estetiche che non mi convincono, ma in fondo va bene così ugualmente.
avrei notato che la nuova[?] tendenza gay in fatto di accudimento canino è possederne due/tre di quella razza che è financo più piccola dei gatti, da tenere amorevolmente in braccio. con questi esserini [che, sia messo agli atti, mai e poi mai accudirei, caninamente] che tremano verosimilmente di paura osservando quel marasma di corteizzanti, musica [moderatamente dimmmerda apppalla] e cose così.
avrei ribadito di come gli hipster potrebbero ritenersi borderline, nella gheitudine. e che comunque è un looookendfiiilll che mi convince sempre di meno: risvoltini dei pantaloni compreso, ma bici a scatto fisso esclusa.
avrei sorriso blogghicamente di come siano stati presi per il culo anche i pastafariani, con tanto di dronequadocottero a suscitar le ole. senza sapere esattamente perché costoro siano stati scelti come bersaglio sarcastico.
avrei confessato di aver cambiato il lato della strada, a veder sopraggiungere uno dei cammmioni debordatni musica [moderatamente dimmmerda apppppallla], quello che rievocava i baccanali romani. di averlo fatto per osservar meglio un/una con due tette granitiche, verosimimente rifatte come il viso di costui/costei, che parevano non riuscir a starsene dentro la tunica durante lo sballottolamento da lui/lei provocato. tunica peraltro che poco riusciva a fare nell'occultare la turgidità dei capezzoli di costui/costei.
avrei riportato la curiosità o perplessità di alcuni astanti ai lati della strada, soprattutto di quelli più âgée. ma che non mi son mai parsi scandalizzati o ributtanti.
avrei stigmatizzato la paraculata del negozio lush, lungo il corso, con la vetrina che pareva coperta di slogan spontanei, roba del tipo "se dichiarassero illegittimo il mio amore? allora infrangerei la legge" [obiettori del sentimento] e poi appena più sotto "Lottere, lottere, lottere", da leggersi con accento di parola sdrucciola e non piana. vetrina fotografata con davanti molti corteizzanti pride.
avrei posto la domanda se la regazzina con la maglietta "i [cuore==love] squirting" raccontasse un [di lei] auspicio o testimonianza. se cioè avesse effettivamente mai provato quell'effetto idraulicamente impetuoso, considerato come uno dei [possibili] punti di arrivo delle consapevolezze che [alcune] donne riescono ad avere del proprio corpo. da raggiungere con stimolazione altra o meno.
avrei raccontato delle bandiere sventolanti, del caldo ma che ci stava tutto pure quello, del senso di orgoglio, appunto, e di appartenenza al semplice paradigma che ognuno ami un po' chi gli pare, che #lovewins, che l'ammmmmmore conta [e pace se ci cita una canzone di ligabue], e che ciascheduno scopi un po' come gli viene e come gli aggrada al meglio. e di quei "SI [cuore]" che si sono alzati ad un certo punto mentre raggiungevo il punto finale del corteo, tanto da vedere da dietro la scena. anche se non mi sembravano così tanti, e soprattutto con la sensazione di essere sempre un filo in ritardo, desincronizzato, e senza bandierina da sollevare a mo' di simbolica estraneità alla cosa: quanto meno per quel che concerne gli entusiami interiori.
avrei riportato il pensiero statistico che in fondo a questa giornata fiera, chissà quanti l'avrebbero conclusa, appunto, facendo all'ammmmmore, gaiamente e nei modi più migliori potesse venire. contrapponedolo al contraltare della considerazione personalissima che ormai neppure quello pare attirarmi più di tanto: il far all'ammmore, il sesso, quella roba lì. quasi mi apparisse solo e meramente come il biochimico trucchetto che l'evoluzione ha inventato acciocché ci si riproduca. e poiché verosimilmente non sono chiamato a farlo, propagare il mio corredo genetico [che sostiene una testa bacata e piena di dubbi paurosi], allora che non mi rompa più neppur i coglioni il sesso e quell'impeto lì.
avrei sottolineato il paradosso di quella fanciulla che, papale papale, voleva abbordarmi. peraltro con un'estetica piuttosto interessante anche se con le tette non particolarmente significative. che si è messa a ridere quando le ho fatto notare della mia banale eterosessualità. "temporanemente lo sono anch'io", mi ha risposto, con tanto di cappello mio finale "falle ridere, le donne, falle ridere".
avrei forse nicchiato su quella pausa, uscito dal fondo a pride ancora comiziante, su di una panchina al parco accanto al museo di scienze naturali, mentre concludevo della sostanziale [o percepita tale] inutilità della mia esistenza. mentre tutti gli altri poco più in là parevano essere così garrulmente proud.

insomma. avrei scritto di tutto questo. ai bei tempi blogghici, intendo. quando mi sarebbe apparso come la cosa più naturale e conseguente di sensazioni vissute. bei tempi, blogghici, quelli [e poi è pur sempre l'effetto "curve della memoria". così da annullare l'effetto citazione ligabue].



ps.
ecco, forse non avrei sritto del paradosso della fanciulla che voleva abbordarmi. visto che è inventata di sana pianta. per quanto avevo financo immaginato potesse avere seni non particolamente esosi, ma capezzoli tronco-conici, che hanno tutto un loro perché. fossi ancora interessato al sesso, intendo.

Monday, June 22, 2015

post banale sui solstizi

ecco. tutti a far gli splendidi quando arriva il solstizio d'inverno. che le giornate ricominciano ad allungarsi. e che l'inverno comincerà a far un po' meno impressione. che la luce del giorno riconquista terreno sul buio della notte. e per sei mesi ci sarà il gradiente verso l'alto.

e tutte 'ste cose qua.

poi arriva il solstizio d'estate. e stonehenge che azzecca l'infilata del sole che sorge [sfiga per lui se quella mattina fa bruma, o piove che diolamanda]. e tutte le danze del sole. e le feste che la notte più corta. e chiaro fino alle 22.00.

e tutte 'ste cose qua.

però, cazzo, il 22 è già più corto. ed il gradiente va a diminuire. e che sarà così per i prossimi sei mesi. che sei mesi sono roba da curvatura dello spazio tempo. futuro anteriore [anche se, mi hanno fatto notare, 'sta cosa del futuro anteriore è una minchiata imprecica]. roba di cui si fa fatica ad avere contezza. però poi tanto arriva. probabilmente ancora a chiedersi che sarà da lì a sei mesi. ed intanto la notte ricomincerà a rosicchiare minuti su minuti al giorno. e l'incupimento. e il freddo. e la mancanza di luce che ci mancherà via via.

e tutte 'ste cose qua.

cazzo. il sunto esistenziale è un po' questo. arriva l'estate. e si pensa già come sarà duro l'inverno che tecnicamente comincia ad arrivare.

quando si dice: esser sul pezzo [desincronizzati].

almeno è abbastanza probabile che ci siano sei mesi di fattura, in mezzo. [e non è che son diventato venale. è che tutto 'sto gran culo che mi sto facendo, quanto meno, che qualche risultato lo porti. oltre la malmostonaggine [tanto quella c'è sempre, sprizzata in su, sprizzata in giù. e poi è a gratisssse]].