Saturday, April 4, 2015

post pasqualinamente psicopipponico

roba per gente dallo stomaco psicopipponico forte. se non sopporti le contumelie di un cervellotico in ansia da psicopippa, allora ti conviene andar oltre.

l'incipit non propriamente ecumenico, ecco il cuore della questione.

a me 'ste campane pasquali, che a brevissimo andranno a sciogliersi, mi mettono un po' di malinconica turbamento. quasi mi si ribadisse, proprio ora, e soprattutto ora, e forse solamente ora la reprimenda riminiscenza di quel che mi perdo, dalla mia personalissima apostasia.

è incredibile come ogni anno sia un po' la stessa [forse noiosa] storia. per un po' di volte mi veniva da scrivere all'amica queen. che poi sarebbe colei che mi spinse, gazziGlioni di anni fa, ad iniziare a scrivere su di un blogghe. lei che la sua fede se le vive con l'intensità delle persone cinestesiche, poeticamente in distonia con il perbenismo apparente delle comunità che stanno dentro le chiese donde si andranno a sciogliere le campane a distesa. lei che alla sua fede, non di maniera, affianca la profondità e capacità di emozione che altro che codina delle gaussiane. insomma, scrivevo a lei, per raccontarle l'eco ex-ante che quella distesa di giubilo dalle torri campanarie mi metteva. lei che, per certi aspetti, avrebbe potuto coglierlo fin nel profondo, per la sintonia dell'esperienze vissute: io al passato, lei sui generis, nel presente.

ogni anno che passa mi convinco sempre di più che non è malinconia di quel che era e che avrebbe potuto essere. né che mi stia perdendo una qualche salvifica opportunità, che quelli sui banchi ordinatamente officianti, starebbero invece accattandosi. giusto per chiarir ancor meglio il concetto: se esiste un dio, o qualcosa di simile, dubito declini nella maniera in cui si celebra, comprese le campane a festa a distesa [che, tecnicamente, si stanno sciogliendo or ora, per tener traccia viva nella stesura del post psicopippnico].

se ne sento questa fottuta nostalgia malinconica è perché da lì passava una specie di illusione, su cui ancoravo quella specie di sete di infinito. che l'illusione è pure passata. la sete mica tanto.

per una serie di coincidenze, più o meno fortuite o casuali, credo di esser venuto fuori con un certo desiderio di capirci qualcosa. sempre più nel profondo, o nell'alto, o nell'ampio. qualcosa con cui prendere la misura con l'eco di insondabile che colgo, che mi avviluppa, che da qualche parte dovrebbe pur essere. ma che verosimilmente percepisco, intuisco essere oltre l'immanenza dei miei neuroni et assoni. qualcosa che, appunto, che trascende. a correre il rischio di non aver compiuto la mia apostasia scrivo financo di un bisogno di spiritualità. che non c'entra con la religione, o forse c'entra talmente tanto che la spazza via la necessità di una religione. che mi alberga, nonostante ora, in questo momento malinconicamente spirituale, desidererei [anche] pelle da accarezzare, corpo da abbracciare, titilli da distillare, emozioni da penetrare.

qualcosa sappia far intuire da lontano la scintilla d'infinito che si indaga da tempo, noi come humankind intendo. che non saranno tantissimi, da quando esistiamo come senzienti di un certo tipo. ma accumula accumula, hanno contribuito a metter su l'intelligenze collettiva. qualcosa che ha spinto qualche briciola percentuali, chi ne era capace, per altre coincidenze fortuite o casuali, a concretizzare il concetto di forma d'arte, in qualsiasi modalità.

quando celebravo le campane sciolte a distesa tendevo a confondere l'emozione per alcune forme d'arte, principalmente quella musicale, in alcuni contesti come prova provata della mia fede. ora quasi mi intenerisco a pensare quanto fossi ingenuo. anche se l'intuizione di fondo probabilmente - percepisco ora - non fosse poi così campata in aria. non era la mia fede. era la capacità di un ammasso di neuroni et assoni, sovrintendente un organismo superiore, di cogliere l'eco di un senso più profondo. io poi arrivo fino ad un certo punto, chi è più capace va oltre e magari le sintetizza pure certe ispirazioni. io mi limito a sfondare di caratteri e refusi un post solitario. ma il principio attivo, l'empito è lo stesso.

allora trovavo una risposta che pensavo fosse completa in una religione che per altri aspetti è dannatamente pulp, e probabilmente bella fomentatrice di nevrosi e generatrice di superIo ingombranti ed asfissianti. e quella [mia] religione aveva il suo acme nella veglia pasquale e le campane di sciolgono a festa. ce l'avevo messo lì per alcune ragioni che tutto sommato ora mi appaiono più chiare. ce l'avevo messo anche in virtù delle possibilità speculative che il mistero pasquale si portava appresso. e lì in qualche maniera è rimasto, l'acme. il fatto è che ora speculo con altre consapevolezze, che magari non sono quelle definitive, ma sono comunque altre ed oltre quelle di allora. poi al limite si rimane a specularsele da soli, la sera pasquale, per una serie di coincidenze e volontà sotto traccia l'inconscio. e quindi riempio di caratteri e refusi post psicopipponici.

forse è malinconia, forse è la stanchezza, forse è la solinghitudinità, forse son venuto fuori un po' sbagliato. però l'eco sì. sicuro che da qualche parte c'è. e con lei la sete. al netto del fatto che anche quest'anno le campane si sono sciolte a distesa.

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