Saturday, February 7, 2015

il bloggar, lo spiiiccccorner, e via di psicopippa

occhei. occhei. scrivere [e leggere] mi mancano un po'. che poi non è che non scriva [legga] più. però è come se gustassi meno la cosa, tipo i non anosmici quando sono molto raffreddati.

occhei. occhei. la storia dell'oberameno lavorativo, la stanchezza, ed il cervello in pappa di conseguenza. tutto vero, neh? non è che la meni a vicini e lontani ormai da settimane e poi, di colpo, in un post finalmente all'ora che gli si confà, uno scrive più o meno il contrario.

però ho il sospetto che ci sia dell'altro. era un embrione di psicopippa, l'altro giorno, che non riusciva ad acclararsi del tutto. poi sono arrivate un paio di suggestioni. e qualcosa mi si è manifestato un pochetto, mentre camminavo sostenuto verso l'esselunga, ad infilarmici un attimo prima che chiuda.

e m'è sovvenuta una considerazione, forse banale. forse c'è una sorta di ritrosia, in dimensione frattale tra il conscio e l'inconscio. ma vuoi mica mettere che sia una specie di autocensura di reazione alla compulsione da proclami da soscialz?

provo a spiegarmi.

quando si era nicche, si era in una specie di nicchia, financo protetta. eravamo proiezioni che già nel nome, il modo in cui ci si identifica "comunitariamente", era una specie di artefatto. rappresentativo, simbolico, una sora di sineddoche blog-anagrafica. poi si scriveva, si cazzeggiava, ci si proponeva, anche con proclami postici mica da ridere. però, ecco, tutto in questa specie di comunità parallela. eravamo nicche, proiezioni forse. poi, vabbhé, il desiderio, la volontà, l'inevitabile [forse] curiosità, incrociarsi, di guardarsi anche dal "vero", di uscir un po' dalla nicchia. con lo spiazzamento che prima si era suggestioni lette, e quindi si diventava ciccia, odori, fisicità, gente che si muove, parla: matericamente ben oltre il nicche.

ecco. coi soscialz, le cose sono un po' cambiate. è tutto, troppo, facile. sarà che è tutto molto più circolare, suggerito, immesso nel calderone [pseudo]socializzante. senza la necessità, o l'esigenza [reale] di aver qualcosa da scrivere, raccontare. non è che il mondo blogghico significasse automaticamente qualcosa di interessante, anzi. però, ecco, non si era così imboccati. un minimo salto quantico a far lo sforzo di aprirselo, e riempirlo di contenuti più o meno con frequenza, era una piccola barriera: poi veniva anche la socialità da dietro il nicche. ma in fondo era una conseguenza, non la causa.

coi soscialz, invece, accade l'esatto contrario. e quindi si socializza: nomi e cognomi che siamo. e, chissà per quale diavoleria interna, si ha la sensazione di aver automaticamente qualcosa di interessante da comunicare, raccontare, esalare, annunciare al mondo [soscialz] intiero. e quindi succede il pieno, la bulimia, il blob dei proclami. qualche sociologo/antropologo/psicanalista forse lo può pure spiegare, io ho studiato [ahimè] altro. però ho il presentimento che basti aver l'idea di esser sul proprio spiiiccccorner ad hhhaidddpark: e quindi si diventa depositari di chissà quali verità che proprio non si può far a meno di annunciare urtietrobi, nella rete [soscialz]. anche se poi si è spesso nel proprio piccolissimo orto, poche centinaia di metri da casa propria, simbolici o meno.

ecco. fatico a sentirmici coinvolto. forse è orsitudine. forse è timidezza. forse è ecologia delle idee. quindi posto poco di là. dribblo le pastoie banali [a mio modo] di troppi. rifuggo le verità con i punti esclamativi. e ogni tanto pulisco: la condivisione di un articolo insulso, il correr dietro a qualcosa di insopportabile, una presa di posizione [a mio modo] inaudita, e cancello. non è che non sia volterriano. c'è posto per tutti, ci mancherebbe, solo che il mio tempo ha comunque un suo valore. specie da quando è diventato molto poco, quello libero.

un po' mi manca il blogghe. la commmmiunity dei nicche che vanno e vengono. o al limite rimangono. scrivo qui, senza voler socializzare. chi ci passa è perché per lui non sono più un solo nicche. scrivo qui solo per il gusto psicopipponico di scrivere. forse è un filo più difficile. forse è per questo che i post sono spesso slabrati e lunghi. sono di meno, anche perché di soscialminchiate ce ne sono fin troppe. e quindi mi casso idee.

però poi, di notte, ogni tanto, il gusto di raccoglier idee, intimamente: che la solitudine s'ha regalarti questi passaggi. anche se lo scrivere, in ultima istanza, è la volontà di fotterla, la solitudine. anche solo per sfinimento logorroico di post lunghi, pieni di refusi, con frasi circonvolute.

ma sia molto tardi, che si va a dormire.

2 comments:

Anonymous said...

Ci ho pensato e ci penso tante volte anch'io. Quando ripenso a 'Come eravamo' (lo posso dire senza sembrare una vecchia e decrepita anima pixel?), mi prende sempre un po' la malinconia. Non per quel periodo della mia vita, ma per quel senso di comunità che si percepiva tra noi che scrivevamo senza (spesso) conoscerci. Noi, che sembravamo interessarci così tanto per quello che buttavamo giù sulla tastiera e che avevamo pure, in alcuni casi, l'audacia di pensare di volerci bene (io, almeno). Non so se quella sensazione fosse reale, eppure quando scrivevo sentivo di non essere sola. Percepivo un oceano di possibilità al di là di ció che si poteva vedere.
Oggi, quando rispolvero Teodor a distanza di mesi, è come se buttassi un sassolino in un lago. Pochi secondi di increspatura della superficie e poi nulla. Fermo, silenzio.
Allora penso che non è il momento (non che non lo sia più, che non lo è ora).
Il non conoscersi, almeno all'inizio, lasciava spazio alla fantasia di andare dove voleva. Di là, personalmente, ho poco da scoprire, visto che le persone a cui do il contatto le conosco già (poco o molto). Nessuno sconosciuto, almeno per me. Quale magia puó esserci? Quale alchimia si puó creare? Quel mezzo, FB, ha tutta un'altra funzione rispetto a un blog anonimo.
Meglio o peggio? Non lo so davvero. Mi sembrano così diversi che faccio fatica dirlo. Posso dire che mi piacevano un sacco di cose più nel mondo delle trozzolerie, ma non disdegno la praticità e la sintesi dell'altro. Che poi un sacco di gente non ce l'abbia il dono della sintesi, è cosa risaputa. Ma basta 'non seguire più' per non leggere stupidaggini o cose che non ci interessano e 'cancella' per quelle cose brutte brutte che a volte qualcuno, che è conoscente nella vita reale, ha il cattivo gusto di condividere. Insomma, i modi ci sono tutti per domarlo, quel mezzo.
Detto questo ti saluto, caro il mio Odisseando. Augurandoti solo un saccaccio di cose belle, Rospia se ne torna da dove è venuta. Pufff!

odisseando said...

ommmmaigggod.
e tu da dove risalti fuori?
che ho dovuto, peraltro, rileggerlo 'sto post.
che manco ricordavo più di averlo scritto...
cara la mia rospia.
altri paradigmi.
altri periodi.
altre situazioni.
però, poi, alla fin fine: son solo con un po' più di esperienza. e molta voglia di leggera cazzaraggine.