Thursday, April 3, 2014

sui compleanni di una volta, le cagate della gioventù poco consapevole [ed anche un po' masochista]

l'ultimo esame l'ho appuntato per bene. mai come quell'ultimo corso. cercavo un esame facile, per chiudere il giro. sapevo doveva essere un esame informatico. chiesi ad uno di loro: che faccio, questo o quello? lui mi domandò. lo vuoi facile o difficile? ed io: facile, non l'avrei mai detto, ma devo chiudere la partita. "impianti di elaborazione", andata.

era l'ultimo e l'unico che seguivo. numerai le pagine, segnai la data di ogni lezione. mai fatto nei 29 precedenti. il giorno 3 aprile ci misi un piccolo appunto a lato la data: E.B. in ostentazione internazionlistica de noartri B. stava per birthday.

compiva gli anni lei. come un'inutile ridondanza di informazione, appuntai fosse il suo compleanno. volevo probabilmente lasciare il segno in quell'ultima sequela di pagine a quadretti. un segno ad imperitura memoria, avevo scoperto di essermene innamorato alla fine del terzo corso che seguii. mi sembrava coerente perpetrare quella cosa lì nell'ultimo.

l'amico emanuele - o forse l'altro, dopo una visita da stracca - la definiì l'anelito. scassai inesorabilmente la minchia a tutti costoro in quegli anni, su quel rimestare l'acqua nel mortaio, sperando diventasse vino che accende la passione: la sua nei miei confronti, ovvio. io già la desideravo come la cosa più preziosa potesse capitarmi. il giorno della laurea, il loquace parko, mi prese da parte e mi chiese: ma è quella lì? ed io: sì. e lui: e tu ci hai frantumato le palle per tutti questo tempo per una come quella?

pensavo fosse amore. era nevrosi.

la passione, sua, ovviamente non si è mai accesa. certo: mi stimava, le piaceva leggere gli auguri speciali che scrivevo giustappunto a lei. probabilmente ero il pezzo più ambito con cui gratificare l'esercizio del suo potere seduttivo. ed io ero il pezzo zerbinicamente più pregiato, pronto a gratificarla. con lei che ben sapeva che me l'avrebbe sempre solo fatta annusare, e mai me l'avrebbe concessa: la sua attenzione esclusiva, ovvio [brutto pensar subito male se si pronomizza al femminile]. insomma un rapporto tecnicamente sadico-masochistico. il masochista ero io, ovvio. abilissimo e capace d'essere ossessivo-compulsivo nel volere che qualcuno mi facesse un qualcosa di simile a del male, per quanto non so quanto consapevolmente.

finì malissimo, come se non altro? o meglio: non iniziò una beata sega, come è normale accada in questi casi. finì che finii di martellarmi in piena autonomia con una cornetta di telefono in mano, dall'ufficio. seppi mi aveva cercato. feci per richiamarla. ma non composi tutto il numero di cellulare, che ovviamente conoscevo a memoria. mi dissi: basta così, credo di aver dato abbastanza.

e per anni non riuscii più ad avere un rapporto sereno con costei, nemmeno a salutarsi incrociandosi per strada nell'hometown. dove si mostrava sempre affabile, per bene, e figlia di piissimi genitori. e nel mentre seppi di derive nichilistiche da inpunebonda inquieta. si vociferava, paese pettegolo, che girasse le discoteche lontano dal borgo, e abbordasse più o meno chiunque, desiderando congiunzioni pelviche nella completa variazione di genere. dis-equilibri, il perfetto contraltare della contenzione nei miei confronti, come cosa inevitabile nell'avvitamento in cui mi ero infilato qualche tempo prima.

nel mio castrarmi sull'idea ossessiva di lei sono arrivato a credermi rejetto dal punto di vista erotico. lei non ne è la responsabile, ovvio. però un contributo generoso alle mie frustrazioni, demolizioni dell'autostima, l'ha comunque fornito. ancora oggi mi fa strano, se qualcuno mi dona un qualche genere di complimento in quell'ambito: e per mascherare l'imbarazzo fingo di ringhiare sospettoso mi si stia prendendo pe' fondelli.

l'esistenza poi le si è avvitata un po' contro. non ha passato propriamente gli ultimi anni in maniera del tutto serena. per quanto lei si ritenga rinata in una fede che ora professa in maniera convintissima. e di cui mi dice quando le racconto del mio convinto agnosticismo.

già. perché ci siamo re-incontrati, dopo tutti quegli anni di [mio] rifiuto nell'inteloquire. è stato un anno e mezzo fa. io avevo, peraltro, appena trovato una specie di conferma importante, che mi aveva oltremodo ri-rasserenato in quell'ambito. ci siamo re-incrociati con le nostre rispettive consapevolezze. lei, ho avuto modo di sub-odorare, pure con quella di essersi comportata moderatamente da stronza nei miei confronti. io, altresì, che quella cosa non era innamoramento, che meritavo altro, e che aveva smesso di farmi paura il solo ricordo di quel garbuglio ossessivo-compulsivo. ero altro, ben lieto di aver fatto tutta quella fottuta, faticosissima strada per esserne consapevole. ma quanto era fico sentire di essere ormai ben di qua da quel confine per nulla malinconizzato.

questo, ovviamente, non è un post di genetliaco suo. e ci mancherebbe. ma è un post perché starò pure invecchiando, il divano letto mi è scomodo, però allora ero giovane vacuamente illuso, ora sono consapevole. e anche nei sogni, e financo con gli archetipi di bellezza femminea [non lei, sia chiaro] so come stanno le cose. e se questo significa pure far l'analisi sul punto dove sono arrivato pure nell'onirico: fanculo il regolamento.

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